Stellantis: il disastro viene da lontano e non è dovuto all’auto elettrica, ma al disimpegno che va avanti da alcuni decenni. Occorre investire in una politica industriale che favorisca l’innovazione, la sostenibilità e il lavoro.
Siamo a Cassino per tre i motivi.
Il primo perchè è stato uno degli stabilimenti che dal 1970 Fiat dislocò nel meridione per aumentare la produzione, evitare nuova emigrazione pagato per metà dallo stato tramite la cassa del mezzogiorno.
Il secondo perché è uno dei luoghi simbolo della attuale crisi produttiva; dove si producono l’Alfa Romeo Giulia, lo Stelvio e la Maserati Grecale e ha chiuso il 2024 con 26.850 auto prodotte, con una diminuzione del -45% rispetto al 2023 (48.800), la peggiore nella storia dello stabilimento.
Gli occupati si sono ridotti da 9.000 a 2.600. Ormai ci sono più giorni di cassa integrazione che giorni di produzione. Non meno gravi gli effetti occupazionali sul territorio
Il terzo è uno dei luoghi della repressione Fiat, usata come strumento per rendere docili i lavoratori e per gestire momenti delicati sul piano occupazionale e organizzativo.
Nel merito del convegno poniamo una domanda: come affrontiamo la crisi del settore automotive? L’ultimo quarto di secolo è stato un periodo di profonda trasformazione che ha riguardato localizzazione della produzione, concentrazioni tra produttori, passaggio tecnologico, politica dei prezzi e dei salari. Nel momento in cui l’Europa ha decisamente sterzato sull’auto elettrica ecco che Stellantis si è trovata del tutto impreparata vediamo perché.
La produzione di auto nel mondo negli ultimi 30 anni
Se nel 1995 nel mondo si producevano circa 50 milioni di auto, nel 2024 si sono prodotte circa 85 milioni di auto. Di queste circa 50,2 milioni in asia e 33,98 milioni tra Europa e America. (di cui circa 16,4 milioni nella sola Europa). Il settore di certo non è in crisi ma è in profondo cambiamento
Straordinario lo spostamento delle produzioni di auto verso l’asia e in particolare la Cina. Nel 1995 aveva una produzione simile all’Italia, nel 2024 ha prodotto 30 milioni di auto. Ha realizzato due obbiettivi: aumentare la produzione e realizzare il passaggio tecnologico con enormi investimenti supportati dallo stato e con una marea di nuovi modelli particolarmente sull’elettrico. Si pensi che nel 2024 in Cina sono usciti 79 nuovi modelli contro 47 usciti da tutte le case in Europa. Sempre in Cina nel 2024 sono state vendute 23 milioni di auto di cui 10,9 milioni elettriche, il 50% in più rispetto al 2023. L’Asia ha perciò portato a casa tutto l’incremento produttivo ed ha sottratto anche quote di mercato agli altri.
L’auto europea. Per molti decenni l’industria dell’auto ha rappresentato la struttura portante dell’industria e della stessa economia dei Paesi dell’Unione europea con 14 milioni di occupati diretti e indiretti nel settore. Il settore crea ancora oggi circa il 7-8% del Pil continentale e contribuisce al 30% delle spese in Ricerca&Sviluppo.
Le case tedesche avevano prodotti di avanguardia che permettevano loro di presidiare la fascia alta del mercato e di ricavare alti margini di profitto; inoltre, nel mercato cinese, realizzavano una parte consistente delle vendite, produzione e dei profitti.
Queste condizioni non esistono più; con l’avvento dell’auto elettrica e della supremazia produttiva cinese sull’intera filiera hanno perso quote di mercato in Cina e in altri mercati.
Di contro (vedi tabella in appendice), mentre in Usa e in Europa la produzione è rimasta grosso modo stabile in Italia la produzione di auto è passata da 1,6 milioni del 1995 a 475 mila nel 2024 di cui 282 mila di sole auto.
Stellantis
In Italia negli ultimi tempi tutti si sono accorti del disimpegno di Stellantis dovuto ai mancati investimenti e allo spostamento delle produzioni all’estero. Lacrime di coccodrillo perché la cosa era ampiamente prevedibile sin dal 2019.
Intanto va ancora a battere cassa al Governo senza dare nessun impegno concreto su produzioni, occupazioni e chiusure di stabilimenti.
Fiat ha certamente rappresentato l’industrializzazione del paese ma ha anche goduto di significativi aiuti di stato a fondo perduto. Si stima che dal dopoguerra siano stati concessi aiuti per circa 500 miliardi di €. In questo capitolo rientrano gli interventi della cassa del mezzogiorno, lo stabilimento di Melfi pagato dallo Stato per il 50% (1,5 m.di di €); 4,5 m.di di €. per Termini Imerese e l’acquisizione del gruppo Alfa Romeo a condizioni di saldo (500.000 €).
Negli anni 90 lo stato ha elargito 287,7 miliardi di lire (pari a 122,9 milioni €) per sperimentare veicoli elettrici e ibridi, dopo aver preso i soldi ha accantonato tutto e non ha più investito.
Gli aiuti erano accompagnati da piani per l’aumento della produzione e dell’occupazione ma la stessa nascita di Melfi rappresentò la chiusura gli stabilimenti di Desio, Rivalta, Arese e più avanti anche Termini Imerese.
Marchionne presentò ben 7 piani strategici, che prevedevano investimenti per produrre 3,5 milioni di auto per giustificare lo spostamento delle produzioni all’estero. Questi obiettivi non sono mai stati realizzati, ma gli aiuti statali quelli sì che sono stati elargiti.
Le minacce sull’occupazione sono state una costante della politica aziendale. LA Fiat di Marchionne minacciò la chiusura degli stabilimenti se non fossero accettate le modifiche organizzative proposte e se il sindacato non fosse stato garante dell’intesa. Spacco il sindacato, lo rese subalterno ancor di più e uscì da Confindustria per avere le mani più libere per imporre ritmi di lavoro più massacranti in fabbrica e meno vincoli contrattuali.
Nel 2009 Fiat acquisisce Chrysler utilizzando risorse americane e fondi sanitari dei lavoratori; nel 2014 dalla fusione nasce FCA che non risolve i problemi della Fiat.
Nel 2019 FCA viene comprata da Peugeot e nasce Stellantis.
Peugeot avrebbe incrementato le vendite in Europa, sarebbe entrata nel mercato americano dove era praticamente assente con il vantaggio di dividere gli oneri sullo sviluppo delle nuove tecnologie e sull’elettrico. Per Fca il vantaggio era quello di adottare le tecnologie sulle vetture elettriche su cui era al palo. Non erano chiare e non lo sono tutt’ora invece le prospettive dei marchi Alfa e Maserati
La vendita di Fca a Stellantis ha risolto i problemi degli azionisti ma ha creato ulteriore sovraccapacità produttiva con più marchi, surplus di stabilimenti e duplicazioni delle attività manageriali e di progettazione con effetti fatti ricadere sui lavoratori.
Solo chi non voleva vedere pensava che si sarebbero sommate le forze; per Stellantis, acquisito un concorrente, si poneva il problema di una ristrutturazione per integrare prodotti ed organizzazione con relativo problema occupazionale drammatico per i dipendenti diretti e per quelli dell’indotto.
Siccome il governo Francese detiene il 7% delle azioni Stellantis con diritto di veto sui piani strategici, qualora il gruppo, dovesse chiudere stabilimenti o ridurre l’occupazione, prioritariamente lo farà in Italia, cosa che sta avvenendo, dato che qui non ci sono vincoli di sorta.
Occupazione Nel 2000 i lavoratori Fiat in Italia erano 74.300, nel 2024 i lavoratori Stellantis sono 40.000 di cui 20.000 nell’auto che sono per la maggior parte è in Cassa integrazione una o due settimane al mese. Dal 2021 si sono persi 7.000 posti di lavoro, chiuso lo stabilimento di Grugliasco dove si producevano le Maserati, venduta la palazzina uffici di Cassino, inviate 15 mila lettere a progettisti e impiegati per sollecitare l’uscita incentivata.
Mentre l’occupazione continua a diminuire in tutti gli stabilimenti attraverso licenziamenti incentivati, sempre concordati con cgil cisl uil e Ugl, succede che ci sono continui trasferimenti e trasferte da uno stabilimento all’altro per far fronte alle carenze di mano d’opera, nei momenti in cui si riapre la produzione.
Tutto fa parte di un unico disegno: tagliare l’occupazione svuotare gli stabilimenti e non investire sui nuovi progetti che è la cosa più grave.
Pesano poi altri due fattori; il primo è che Stellantis, come prima FCA ha la sua sede in Olanda per sottrarsi alle leggi italiane, il secondo, passato inosservato è che dopo alcuni mesi dalla nascita, Stellantis ha chiuso la fideussione aperta da FCA Con le banche Italiane per 6 milardi di €, che aveva un vincolo del Governo e l’ha aperta con altre banche estere per avere le mani libere.
Le vendite vanno a picco specie in Italia
Nel 2024 in Europa si sono vendute 12,963 milioni di auto con una crescita dello 0,9% rispetto al 2023. Nel 2024 si sono vendute 1, 99 milioni di auto elettriche pari al 13,6 % del mercato.
Nello stesso periodo la quota Stellantis si è ridotta del 27,1% passando dal 19,2% del 2023 al 14,9% del 2024. E non va meglio nei primi 2 mesi del 2025: di fronte a un calo del mercato del 3% Stellantis perde il 16,1%
In Italia nel 2024 in Italia si sono vendute 1.558.704 auto con una diminuzione rispetto al 2023 dello 0,5%. Il gruppo Stellantis ha venduto 454.013 auto, con un calo del -10,2 %. Il marchio Fiat ha avuto una diminuzione del -17,6 %, il marchio Alfa Romeo del -14,6%, il marchio Lancia del -28,3% e il marchio Maserati del -41,7%. La quota di auto elettriche è dello 0,53 % del mercato.
E non va meglio nel 2025: nei primi tre mesi, a fronte di una diminuzione del 1,6 % del mercato Stellantis ha perso il 10,3 % di vendite.
Di fronte a tutto questo Stellantis, negli incontri con il governo ha avuto il coraggio di promettere che in Italia avrebbe raddoppiato la produzione di auto portandola a un milione e sta chiedendo ulteriori soldi per incentivare l’acquisto di auto specie elettriche.
Ripercussioni dei dazi su Stellantis
I dazi del 25% sulle auto importate imposti dagli Usa (Oltre il 2,5% già in essere) se avrà ripercussioni su tutto il settore auto, non sarà questo il motivo della crisi Stellantis, il cui impatto in Italia sarà minimo. Per effetto dei dazi al momento Stellantis ha chiuso per un mese gli stabilimenti in Canada (windsor) e Messico (Toluca) dove aveva anche previsto 2,8 miliardi di investimenti. Ha già invece licenziato 900 lavoratori in Usa.
Nel 2024 (da gennaio a ottobre) le auto prodotte in Italia esportate in Usa sono state 30.000 di cui l’Alfa Romeo (circa 3.700 auto), la 500 elettrica (circa 700 auto), la Jeep compass, Reneggade, Hornet della dodge prodotte a Melfi. Potrebbero perciò risentirne gli stabilimenti di Cassino e Melfi
I più colpito sono i marchi di lusso, Ferrari, Lamborghini ecc che esportano in Usa oltre il 30% della loro produzione
Invece potrebbero risentirne le aziende dell’indotto, specie Bosh e Marelli che secondo Anfia potrebbero avere ricadute anche occupazionali.
Produzione e politica dei prezzi e dei salari. Stellantis dice che il passaggio all’elettrico costa e si può produrre di più a patto che gli acquisti vengano sostenuti con incentivi pubblici perché gli acquirenti hanno pochi soldi. In sostanza dice: voi chiedete un milione di auto, noi chiediamo un milione di clienti.
La caduta della produzione e delle vendite non è dipesa solo dai mancati investimenti e dal non aver colto la novità dell’elettrico ma dall’aver data priorità ai dividendi da corrispondere degli azionisti. Ciò è stato fatto con aumenti dei prezzi e più margini su una produzione più bassa e diversa.
In Italia nel 2023 i produttori hanno incassato 45 miliardi €, 47 miliardi € nel 2024 con un mercato ridotto; quel fatturato fino a poco tempo fa si realizzava con un mercato di 2,5 milioni di pezzi.
Sono scomparsi modelli di auto economici e rimangono solo modelli dei segmenti alti di valore medio unitario oltre i 30 milioni. Tutti gli impoveriti del paese sono esclusi dal mercato dell’auto e ciò è dipeso dai bassi salari, dalla riduzione del welfare e dall’aumento delle tariffe liberalizzate.
Mentre tutto crollava e Stellantis chiudeva il bilancio 2024 con ricavi pari a 156,6 miliardi € con una diminuzione del 17%, le vendite sono calate del 12%. Ciò nonostante l’utile netto è stato di 5,5 Miliardi € e invece di investire distribuirà agli azionisti 0,68 € per azione pari a 5% di redditività.
Il disastro produttivo si ripercuote sulle fabbriche dell’indotto auto
Il calo della produzione di auto si scarica anche sulle aziende della componentistica. Secondo i dati di Confindustria il settore componentistica auto nel 2024 è calato del 21,3% e secondo l’Anfia sono a rischio in Italia 25 mila posti di lavoro nel 2025.
Il disamore verso Stellantis
Questo è un altro fattore mai analizzato che influisce sulle vendite in Italia e di conseguenza sulla produzione. Una azienda che da sempre è “foraggiata” dallo Stato, che porta le produzioni all’estero e chiude stabilimenti, che continua a ridurre l’occupazione, che ha spostato la sede legale all’estero, che fa profitti ma non investe fa sì che la gente ha un disamore crescente ad acquistare auto del gruppo e si rivolge ad altre marche. È quello che sta succedendo adesso, per altri motivi, a Tesla.
L’attacco ai diritti dei lavoratori e la repressione in fabbrica
Così come è successo negli anni scorsi, nei momenti critici, aumenta la repressione nei confronti dei lavoratori, specialmente nei confronti di coloro che sono considerati “pericolosi” perché fanno attività sindacale, specie con i sindacati di base. È successo a Torino ad Arese, ora a Casino.
Ma di questo parleranno più diffusamente i delegati di Cassino.
Il piano Italia 2025 come nel passato promette per il futuro tante belle illusioni. Possiamo crederci? La risposta al momento è no.
L’audizione di Elkan in parlamento di fatto ha confermato questa situazione. Sono stati dati dei dati aggregati tipo i 16 milioni di auto prodotte in Italia in 20 anni (dal 2004 al 2023) che confermano il disimpegno crescente, lo spostamento all’estero e la caduta degli investimenti.
Il rampollo Fiat ha solo difeso l’orgoglio della proprietà nascondendo in modo spudorato tutte le immense responsabilità del declino del gruppo.
Analizzando bene l’audizione ne esce che il 40% degli investimenti fatti dal 1990 in poi sono stati pagati dallo stato. Dal 2021 al 2024 sono state pagate dallo stato 984 milioni di ore di Cig, che nello stesso periodo l’occupazione è diminuita di 10.000 unità e che sono stati pagati 16,4 Miliardi € di dividendi. Peggio di così non si può.
Ancor più grave l’assenza di idee emerse nel campo di coloro che avevano sollecitato l’audizione; non sono stati capaci di contrapporre serie obiezioni a questo sfacelo.
Questa situazione evidenzia la totale assenza di una visione politica capace di affrontare la transizione industriale. Mentre altri paesi europei investono in tecnologie verdi e nel sostegno alle filiere produttive, l’Italia si limita a inseguire le promesse di un’azienda che non ha mostrato alcuna reale intenzione di rilanciare il settore.
Che fare in prospettiva, le proposte della Cub
Dal dibattito ci aspettiamo contributi per costruire un fronte capace di modificare le tendenze in atto. Da parte nostra sappiamo che dobbiamo difendere il lavoro e salari ma ci serve anche una strategia più alta che coinvolga altri soggetti responsabili a livello politico ed economico:
Serve una politica industriale per il settore di cui al momento non c’è traccia né in Italia né in Europa. Per giunta ora sono gli armamenti e la guerra a richiedere risorse e tutti.
Chi pensa che politica industriale sia non disturbare ciò che fa il padrone fa si che i lavoratori saranno soli ancora una volta.
Il sindacato, tutto il sindacato ha l’obbligo di organizzare i lavoratori di tutta la filiera per guidare una lotta contro Stellantis e contro il governo su tutti gli aspetti che ci hanno portato al declino. In un momento di profonda deindustrializzazione, sarebbe grave rinunciare anche all’auto, per le ricadute su occupazione, ricerca e settori coinvolti.
Dobbiamo prendere atto che non c’è più l’impresa nazionale e ciò che rimane vale davvero poco, ma ciò vuol dire anche che abbiamo meno vincoli. Necessario individuare chi è interessato a investire e produrre in Italia portando esperienze e conoscenze in particolare sull’elettrico e chi può aiutare la filiera apportando nuova tecnologia. A riguardo aprire un confronto con imprese cinesi rimane una scelta obbligata sia perché è ciò che fanno tutti in Europa sia perché non ci sono alternative valide.
Va ridotto l’orario di lavoro a parità di salario in forma generalizzata. Nei prossimi mesi occorrerà gestire la caduta occupazionale in Stellantis e nell’indotto e non si può pensare di affrontarla chiudendo fabbriche, con la solita cassa integrazione e licenziamenti.
Va affrontata l’emergenza salariale recuperando potere d’acquisto aumentando i salari, riscrivendo la politica fiscale e il controllo pubblico dei prezzi e delle tariffe. Il modello neoliberista che ha impoverito i lavoratori e ha garantito più profitti ai padroni è fallito ed è incapace di risolvere i disastri creati.
Dato che nel 2025 la cassa integrazione dilagherà in tutti gli stabilimenti, comportando un taglio di circa il 40 % dei salari, È necessario che Stellantis integri la quota Cig, spostando una parte degli utili verso i lavoratori invece che darli agli azionisti
Dobbiamo combattere la repressione nei luoghi di lavoro che ci riporta al medioevo quando viene praticata per eliminare chi difende diritti individuali e collettivi. Una vera democrazia in fabbrica deve garantire anche i diritti delle persone e non solo quelli dell’impresa; sui lavoratori opera una doppia giustizia, quella del padrone e quella del sistema che tenta d’impedire l’esercizio del conflitto.
Dobbiamo garantire la possibilità a livello giudiziario evitando le imposizione di spese giudiziarie vessatorie nei confronti dei lavoratori. Nell’immediato va creato e sostenuto un fondo di resistenza già messo in campo per Delio.
Dobbiamo garantire una effettiva democrazia in fabbrica correggendo i vincoli dell’articolo 19 dello statuto che affidano L’esclusività della rappresentanza sindacale a chi firma il contratto, rafforzando una forza contrattuale dove già c’è, senza promuoverla dove manchi precludendo agibilità a tutti i nuovi sindacati.
Obbiettivi impegnativi ma adeguati alla gravità del momento; occorre mobilitare i lavoratori, il non far niente ci porterebbe dritti alla sconfitta.
Bibliografia
Produzioni auto nel mondo
paesi | 1995 | 2017 | 2021 | 2024 |
cina | 1,4 | 29 | 26 | 30,7 |
usa | 11,9 | 11,2 | 9,1 | |
giappone | 10,2 | 9,6 | 7,8 | |
Corea sud | 2,5 | 4,7 | 3,4 | |
india | 0,6 | 4,8 | 4,4 | |
italia | 1,6 | 1,1 | 0,79 | 0,475 |
germania | 4,6 | 5,6 | 3,3 | |
spagna | 2,3 | 2,8 | 2,1 | |
francia | 3,4 | 2,2 | 1,3 |
Produzione nei vari stabilimenti e organici
stabilimento | Prod 2017 | Prod. 2024 | Dipendenti 2024 |
Melfi | 330.556 | 62.080 | 5.300 |
Pomigliano | 204.444 | 167.980 | 4.226 |
Cassino | 135.263 | 26.850 | 2.600 |
Torino | 69.478 | 25.920 | 2.200 |
Maserati modena | 3.733 | 260 | 840 |
Atessa veicoli comm. | 292.000 | 192.000 | 4.947 |
Totale | 1.035.474 | 475.090 | 20.113 |
Vendite Italia
marca | Vendite 2024 | Vendite 2023 | Variazione % |
Totale Italia | 1.538.704 | 1.566.521 | – 0,5 % |
Totale Stellantis | 505.518 | 454.013 | – 10,2 % |
Fiat | 143.867 | 174.587 | – 17,6 % |
Alfa romeo | 22.877 | 26.785 | – 14,6 % |
Lancia | 44.884 | 32.175 | – 28,3 % |
Maserati | 3.841 | 2.241 | -41,7 % |
Peugeot | 78.164 | 79.838 | – 2,1 % |
Citroen | 56.636 | 52.828 | + 7,2 % |
Jeep | 68.462 | 71.452 | – 4,2 % |
Opel | 44.203 | 44.309 | – 0,2% |
Ds | 5.408 | 6.994 | – 22,7 % |
Piano presentato da Stellantis nel 2025
A Pomigliano, dal 2028, sarà installata la nuova piattaforma (STLA-SMALL), sulla quale è prevista la produzione di 2 nuovi modelli compatti. Verrà rafforzato il presidio per la produzione della Pandina fino al 2030, seguita dall’introduzione della nuova generazione dello stesso modello.
A Mirafiori sarà basata la produzione della 500 ibrida e della nuova generazione della 500 BeV elettrica, in aggiunta alla prosecuzione dell’attività dei cambi eDCT. Torino sarà, dal primo gennaio 2025, la sede della Regione Europa di Stellantis e il quartier generale della divisione Veicoli Commerciali del Gruppo.
A Cassino verrà introdotta la piattaforma STLA-LARGE, su cui saranno prodotti tre nuovi modelli. Dal 2025 sarà prodotta la nuova Alfa Romeo Stelvio, dal 2026 la nuova Alfa Romeo Giulia, e a seguire una nuova vettura top di gamma. È peraltro in valutazione la produzione di Alfa Romeo Stelvio e Giulia nelle versioni ibride, oltre che elettriche.
Melfi beneficerà nei prossimi anni del lancio di 7 nuovi modelli: dal 2025 sarà prodotta la nuova DS n°8, la nuova Jeep Compass, la nuova Lancia Gamma e la nuova DS7, tutte elettriche. Di questi, tre modelli Jeep, Gamma e DS7 saranno anche ibridi. Previsto di triplicare i volumi produttivi
Ad Atessa da fine 2024, produzione di veicoli elettrici; dal 2027 sarà avviata la produzione di una nuova versione di Large Van, Il sito abruzzese, fiore all’occhiello dell’industria italiana che esporta all’estero in 75 paesi oltre l’80% della sua produzione, svolgerà sempre più un ruolo centrale nel piano strategico di Stellantis.
Modena diverrà il polo dell’alta gamma, coinvolgendo l’ecosistema produttivo della Motor Valley al fine di sviluppare il progetto insieme a tutti gli attori della filiera, dal design alla pre-industrializzazione, rivolto esclusivamente alle auto alto di gamma. (dopo aver chiuso Grugliasco sembrano solo parole)
Riguardo Termoli e la Gigafactory di ACC, Stellantis ha ribadito il suo impegno nel sostegno finanziario della joint venture, che comunicherà il suo piano nel 2025 e che resta aperta a studiare la realizzazione della Gigafactory che al momento però è accantonata.
Nuova modalità di gestione dei fornitori Stellantis, dalla sua nascita, ha erogato commesse quantificabili in circa 3 miliardi di euro in nuovi progetti assegnati ai fornitori italiani e ha acquistato circa 6 miliardi di euro all’anno
