Se 27 mesi vi sembran pochi

la CUB continua la lotta contro il sequestro della nostra retribuzione

Con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, nella legge 30 luglio 2010, n. 122. il governo dell’epoca ha introdotto la nuova tempistica per il pagamento del TFR o TFS ai dipendenti pubblici che cessano il servizio.

In pratica per ricevere la liquidazione il dipendente cessato, dovrà aspettare almeno 24 mesi (tranne che per pensionamento per vecchiaia dove i mesi sono 12), a cui si sommeranno ulteriori 3 mesi di tempo previsto per il trattamento della pratica di pagamento da parte dell’INPS, totale un minimo di 27 mesi. Se poi il TFR/TFS supera i € 50.000 lordi, i tempi si allungheranno ulteriormente perché la cifra sarà erogata in più tranche.

Una norma che ha il solo effetto di far tornare i conti a nostro danno, in pratica per i nostri governanti siamo solo dei bancomat utili per consentire risparmi di bilancio.

Vi ricordate il blocco del rinnovo contrattuale durato un decennio, quanto hanno risparmiato sulla pelle dei lavoratori pubblici?

Nessuno dei governi successivi ha provveduto alla cancellazione di questa norma ingiusta che penalizza e discrimina i dipendenti pubblici rispetto a quelli privati, che invece ricevono la liquidazione intorno ai 60/90 gg.

Ricordiamo che il TFR e il TFS non sono altro che soldi di proprietà del dipendente per cui riteniamo che sia disonesto trattenere per tutto questo tempo il denaro che appartiene al lavoratore.

In aggiunta con la sentenza numero 130/2023 con cui sono state dichiarate inammissibili le
questioni di legittimità costituzionale dell’art. 3, comma 2, del decreto-legge n. 79
del 1997 in merito al differimento e la rateizzazione delle prestazioni, la Corte Costituzionale ha  stabilito che il differimento della corresponsione dei trattamenti di fine servizio (Tfr/Tfs) spettanti ai dipendenti pubblici cessati dall’impiego per raggiunti limiti di età o di servizio contrasta con il
principio costituzionale della giusta retribuzione di cui tali prestazioni costituiscono
una componente.

Ma quel che è ancora peggio è che la norma di cui sopra non viene rispettata neanche per la parte riguardante la tempistica prevista dal legislatore e spesso veniamo a conoscenza che a molti ex dipendenti pubblici dopo i fatidici 27 mesi, non vengono liquidati anche gli importi inferiori ai previsti € 50.000.

Per questo, dopo aver promosso una prima giornata di lotta con presidio davanti alla prima della Scala abbiamo iniziato anche a diffidare gli enti pubblici e l’INPS nel continuare queste pratiche illegittime ottenendo in brevi tempo i pagamenti dovuti.

Invitiamo pertanto i dipendenti pubblici che hanno cessato l’attività da almeno 27 mesi a rivolgersi alla CUB, attraverso i nostri studi legali ristabiliremo almeno i tempi attualmente previsti delle norme vigenti, anche se chiaramente continueremo la nostra battaglia, alfine di ottenere i tempi per il pagamento della liquidazione degli ex dipendenti pubblici, alla pari di quelli privati.

                                                                                                                       Milano 12.3.24

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