UN ALTRO MISERO RISULTATO
RINNOVATO CCNL TURISMO E PUBBLICI ESERCIZI
UN ALTRO MISERO RISULTATO
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“Con l’intesa siglata oggi finalmente si interviene sul recupero del potere di acquisto di oltre un milione di lavoratrici e lavoratori del settore”.
Il segretario generale della Fisascat Cisl ha celebrato così l’ipotesi d’accordo raggiunta il 05 giugno 2024 con le associazioni datoriali per il CCNL Pubblici Esercizi, Ristorazione Collettiva, Commerciale e Turismo, che era scaduto a fine 2021. Ma c’è poco da festeggiare.
Chi sono i sottoscrittori?
Il rinnovo è stato firmato dalle associazioni datoriali che riuniscono aziende della ristorazione collettiva: FIPE – Confcommercio, Legacoop, Agci Servizi e da Confcooperative (ma con riserva).
Non lo hanno sottoscritto ANIR (Associazione Nazionale Imprese della Ristorazione) e ANGEM (Associazione Nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva e Servizi), che rappresentano una parte significativa di aziende che gestiscono i servizi di mensa in aziende pubbliche e private, dato che hanno l’intento di sottoscrivere una nuova intesa che introduca ancora più flessibilità e riduzione del costo del lavoro.
Gli aspetti economici: aumenti salariali inesistenti
I livelli più diffusi sono il 5° che corrisponde alle mansioni di barista, cassiere e operatore pluriservizi e il 6° Super in cui sono inquadrati i camerieri di sala e gli ausiliari di mensa.
Il primo caso, vedrà un aumento totale che solo a regime sarà di 181,15 Euro e il secondo di 170, 27 Euro: entrambi, infatti, non saranno immediati ma spalmati e frazionati in 5 tranches da erogarsi in tre anni e mezzo – giugno 2024, giugno 2025, giugno 2026, giugno 2027, dicembre 2027.
Questi aumenti vengono venduti come una vittoria, perché superiori a quelli dello scorso rinnovo (che prevedevano 100 Euro lordi per il 4° livello spalmati su 5 anni, riparametrato fino a 85,14 Euro per il 6° livello). La verità è che in un momento storico in cui il carovita e l’inflazione rendono la vita difficile a migliaia di famiglie, che faticano letteralmente ad assicurarsi i beni di prima necessità, gli attuali aumenti sono pressoché inesistenti, perché già mangiati dall’inflazione e assolutamente inadeguati a garantire un qualsiasi futuro recupero del potere d’acquisto.
Questo rinnovo, infatti, non prevede inoltre alcuna una tantum a copertura del periodo di vacanza contrattuale dal 01 gennaio 2022 al 31 maggio 2024 – proprio gli anni in cui l’inflazione galoppante ha eroso i redditi delle famiglie: i tassi medi calcolati dall’ISTAT sono stati il + 8,1% nel 2022, il + 5,7% nel 2023, mentre a oggi è aumentata di un ulteriore + 0,8%.
In conclusione: nessun importo economico a copertura degli anni in cui l’inflazione ha pesato di più sui redditi delle famiglie, nessun aumento reale neanche per il futuro!
Un’ennesima vergogna, che segue la scia dei rinnovi del comparto del commercio, frutto di quel sistema contrattuale con cui associazioni datoriali e sindacati confederali hanno prodotto il crollo verticale del potere d’acquisto dei lavoratori italiani, con la riduzione del valore medio dei salari del – 2,9% dal 1990 ad oggi. Nella città di Milano, dove il terziario e i servizi stanno diventando settori sempre più preponderanti, e dove il costo della vita è il più alto d’Italia, il rinnovo di contratti collettivi a queste condizioni sta diventando sempre più causa del diffondersi delle paghe povere e dell’emarginazione sociale.
Celebrare questo rinnovo come intervento sul recupero del potere d’acquisto significa vendere fumo a tutti coloro che, per fiducia o per forza di cose, sono dietro di te. Persone che faticheranno a pagare la spesa, le bollette, l’affitto, le cure, mentre padroni e grandi dirigenti sindacali si danno la mano per salvaguardare il loro sistema di Enti Bilaterali, fondi speculativi, monopolio della rappresentanza sindacale.
A ciò deve anche aggiungersi la mancanza di qualsiasi recupero normativo rispetto ai peggioramenti introdotti nei rinnovi precedenti: dilazione degli scatti di anzianità, decurtazione del trattamento economico di malattia, flessibilità estrema con orari multiperiodali, clausole elastiche, straordinari/supplementari obbligatori, ridotta maturazione dei r.o.l. per i nuovi assunti ecc…
Infine, non poteva mancare l’aumento di 3 euro mensili del contributo per l’assistenza sanitaria integrativa al Fondo EST, a partire dal 1° gennaio 2027 per andare a ingrassare il fondo privato cogestito da imprese e sindacati confederali.
A nostro parere, una piattaforma di rivendicazioni seria e realmente di aiuto sarebbe composta dai seguenti punti:
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aumenti salariali immediati di almeno il 20% – cioè 300 Euro per il 5° livello.
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abolizione degli enti bilaterali e del welfare aziendale;
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cancellazione della flessibilità organizzativa e delle clausole elastiche;
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part-time non inferiori alle 24 ore settimanali;
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lavoro domenicale solo se volontario e pagato in straordinario;
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ripristino dell’art. 18 contro i licenziamenti illegittimi;
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malattia e maternità sempre pagati al 100%;
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internalizzazione di tutti gli appalti;
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libere elezioni democratiche in tutti i luoghi di lavoro.
IL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI LAVORO PASSA ATTRAVERSO L’ORGANIZZAZIONE SINDACALE DI BASE.
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