Inflazione, salari, nuovi sindacati

ecco perché negli Usa è il momento dei grandi scioperi

Il Sole 24 ore 

07.10.2023

di Silvia Martelli

Gli scioperi sono tornati alla ribalta negli Stati Uniti. Negli ultimi mesi, scrittori di Hollywood, baristi di Starbucks, lavoratori del settore automobilistico e infermieri, così come migliaia di altri dipendenti insoddisfatti, hanno incrociato le braccia, chiedendo salari più alti, maggior benefit e migliori condizioni lavorative. In molti casi i sindacati hanno avuto grande successo, come Teamsters, il sindacato dei dipendenti UPS, che semplicemente minacciando lo sciopero ha ottenuto l’approvazione della maggior parte delle sue richieste.

Mercoledì, circa 75.000 lavoratori della Kaiser Permanente hanno iniziato uno sciopero di tre giorni, considerato il più grande di sempre nel settore sanitario americano.

Gli scioperi corrispondono a un crescente sostegno ai sindacati: la forza lavoro americana è tornata a voler far sentire la sua voce, secondo Benjamin Sachs, professore di Harvard ed esperto di diritto del lavoro e rapporti di lavoro, e Joseph McCartin, professore della Georgetown University ed esperto di storia del lavoro degli Stati Uniti.

Qui, gli esperti approfondiscono l’evoluzione della percezione dei sindacati nella società americana e i fattori che spingono i dipendenti a chiedere a gran voce dei cambiamenti.

Perché gli scioperi sono così in aumento a livello nazionale? Cosa sta succedendo?

Professor McCartin: E’ un fenomeno dovuto a fattori sia a lungo termine che a breve termine. Per quanto riguarda i fattori a breve termine, mi riferisco soprattutto agli effetti della pandemia. Molti dipendenti hanno visto le loro aziende ottenere utili altissimi, ma questo per loro non si è tradotto in un aumento di stipendio. Nel complesso, la pandemia ha portato le persone a rivalutare il rapporto con il lavoro, e ha iniziato a emergere una crescente insoddisfazione. Un altro fattore a breve termine è l’inflazione in crescita.

Poi c’è una tendenza a lungo termine che è responsabile del cambiamento di opinione sui sindacati negli Stati Uniti (dalla metà degli anni ‘60, il sostegno pubblico al movimento operaio non mai è stato così forte come adesso). Questo è dovuto in parte a una tendenza che risale almeno alla Grande Recessione negli Stati Uniti, nel 2008 e nel 2009, quando si riscontra una crescente disuguaglianza. C’è stata austerità per molti lavoratori del settore pubblico e anche del settore privato, e c’è stato anche l’inizio del crollo di quello che potrebbe essere definito il consenso neoliberista. L’era definita da figure come Ronald Reagan e Margaret Thatcher ha iniziato a sgretolarsi all’indomani della Grande Recessione. Questo crollo in un certo senso è stato un crollo della fiducia che il libero mercato lasciato a se stesso si potesse prendere cura delle persone.

Professor Sachs: Non ho mai visto niente di simile in vita mia. Questo è davvero un momento straordinario nella storia delle relazioni industriali degli Stati Uniti. Stiamo assistendo alla formazione di nuovi sindacati in aziende che gli americani pensavano non si sarebbero mai sindacalizzate: Amazon, Starbucks, Trader Joe’s e Apple. Il fenomeno si sta verificando anche tra i giovani: studenti, lavoratori universitari, giovani medici etc. stanno organizzando sindacati.

Che percezione si ha oggi dei sindacati?

Professor McCartin: La gente li considera più necessari e spera che diventino più potenti. Un numero sempre maggiore di lavoratori ritiene che l’iniquità e la disuguaglianza abbiano definito il loro rapporto con il lavoro. Vorrebbero avere sindacati anche in aziende in cui al momento non ci sono: molti sperano che i sindacati possano aiutarli a risolvere i problemi che affrontano sul lavoro.

Professor Sachs: Quello che stiamo vedendo è che più vittorie ottengono i sindacati, più potenti diventano agli occhi dei loro iscritti e agli occhi del pubblico.

Perché i lavoratori sono sicuri di poter chiedere salari più alti?

Professor McCartin: Un grande motivo è che al momento l’offerta di lavoro supera il numero di disoccupati. Questo dà un enorme vantaggio ai dipendenti, che ora si sentono più responsabilizzati nella gestione del rapporto con il lavoro.

Professor Sachs: Il mercato del lavoro ristretto dà maggior potere ai dipendenti e spiega in parte perché stiamo assistendo a così tanti scioperi. Ma il principale punto di forza dei lavoratori con un sindacato è la possibilità di scioperare: stiamo infatti vedendo i lavoratori esercitare il loro potere di sciopero per insistere su salari più alti, e con successo.

Ma i lavoratori non stanno scioperando solo per ottenere salari più alti. Ad esempio nella sanità denunciano una carenza di personale.

Professor McCartin: Esatto. Una parte importante di molti dei recenti scioperi è che non riguardavano solo le questioni dei lavoratori, ma spesso i lavoratori lottano per proteggere le istituzioni di cui fanno parte, come l’assistenza sanitaria, per migliorarle e per farle funzionare meglio. Negli Stati Uniti, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un fenomeno di scioperi sul tema della cosiddetta “contrattazione per il bene comune”: i lavoratori si sono battuti per migliorare la propria situazione, ma anche per il miglioramento delle loro istituzioni.

Come è cambiata la leadership sindacale negli ultimi anni?

Professor McCartin: C’è stato un cambiamento generazionale. La generazione precedente ha guidato il movimento durante il suo declino e ha adottato una posizione difensiva e cauta su come comportarsi sia con i datori di lavoro che politicamente. Quella generazione confidava che la propria voce potesse essere ascoltata all’interno di un consenso centrista, mentre l’attuale generazione che sta arrivando al potere si rende conto che i tempi sono cambiati e che dovranno essere più schietti e più disposti a impegnarsi nel confronto con i piani alti e negli scioperi.

Professor Sachs: C’è stato sicuramente un cambio di guardia in alcuni dei principali sindacati e uno spostamento verso una leadership sindacale meno conciliante, più disposta a fare richieste forti e a insistere su di esse e ad approfittare di questo momento in cui c’è un mercato del lavoro ristretto. Parte di ciò a cui stiamo assistendo è anche un cambiamento generazionale. I miei studenti sono molto interessati al diritto del lavoro e ai sindacati per la prima volta dopo decenni. Il tipo di cose per le quali gli studenti sono disposti a lottare è indicativo di come potrebbe essere il futuro del movimento operaio. In classe vedo una maggiore insistenza sulla disuguaglianza e su una profonda ridistribuzione della ricchezza dal capitale al lavoro.

In che modo il Covid ha messo in luce le grandi disparità all’interno della forza lavoro americana? Che effetto ha avuto sul sostegno dei sindacati?

Professor McCartin: Durante la pandemia, i lavoratori che prima avevano lavorato più o meno nell’anonimato sono stati definiti lavoratori essenziali. Sono stati elogiati, ma non ricompensati materialmente per il loro sacrificio, mentre i loro datori di lavoro ottenevano enormi utili. Questo ha avuto un forte impatto sulle persone, che si sono molto arrabbiate. Ciò si è tradotto in un maggiore sostegno ai sindacati: quando i lavoratori hanno sperimentato questa disuguaglianza, i dipendenti si sono naturalmente rivolti ai sindacati. Negli Stati Uniti c’è una costante celebrazione pubblica dell’individualismo, ma durante la pandemia la gente ha vissuto un maggiore senso di collettività.

Professor Sachs: Durante la pandemia, i lavoratori si sono sacrificati parecchio, hanno corso molti rischi per mantenere l’economia in movimento, e non ne hanno visto i frutti. Non hanno ottenuto un giusto compenso per quel sacrificio, anche nel caso di aziende che stavano ottenendo utili record e gli amministratori delegati avevano stipendi sempre più alti. Nel caso di molti scioperi i lavoratori stanno semplicemente chiedendo un giusto compenso dei sacrifici che hanno fatto e dei guadagni che hanno contribuiti a generare.

Quale è stato lo sciopero più efficace di recente?

Professor McCartin: Quello che si è rivelato più efficace è stato quello in cui lo sciopero non è realmente avvenuto, cioè il caso di Teamsters e dei dipendenti di United Parcel Service. Il sindacato ha messo in chiaro che ci sarebbe stato uno sciopero se le sue richieste non fossero state accolte. Hanno ottenuto un ottimo contratto.

Professor Sachs: È impossibile fare un solo nome. Gli scioperi spesso avvengono a ondate: il successo alimenta il successo. Penso che potremmo entrare in un periodo di ciclo virtuoso: vincite che alimentano vincite. Gli autisti UPS hanno fatto un ottimo affare. Gli scrittori di Hollywood hanno ottenuto un contratto rivoluzionario. Prevedo che anche la United Automobile Workers trarrà enormi vantaggi dal suo sciopero.

Nonostante il numero crescente di scioperi, secondo l’Economic Policy Institute, negli Stati Uniti si registra ancora il 70% in meno di scioperi rispetto agli anni ’70. Perché?

Professor McCartin: È un punto molto importante da sottolineare: sebbene ci siano stati grandi scioperi recentemente, e sebbene ci siano stati più scioperi quest’anno che negli ultimi anni, storicamente non sono molti. C’è stato un drammatico calo degli scioperi negli Stati Uniti tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, per via di molti fattori. Uno è stato l’opposizione delle imprese ai sindacati negli Stati Uniti, che negli anni ’70 è cresciuta drammaticamente in concomitanza dell’inizio del periodo di consenso neoliberista di Reagan e Thatcher. Lo sciopero è quasi scomparso come arma dei lavoratori fino a poco tempo fa. Con lo sciopero degli insegnanti di Chicago nel 2012 si è assistito ad una progressiva riscoperta di forza da parte dei sindacati e della volontà di usarla. Questo è un grande cambiamento.

Si è discusso molto della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Che ruolo possono avere sindacati in questo?

Professor Sachs: Lo sciopero degli scrittori di Hollywood è molto importante perché affronta qualcosa che sta arrivando a toccare tutti noi, ovvero la rivoluzione tecnologica. Gli autori hanno detto forte e chiaro: “Affronteremo questo cambiamento tecnologico insieme, non lo subiamo”. Il ruolo che i sindacati possono avere è quello di dare voce ai lavoratori sulle modalità di impiego dell’intelligenza artificiale e di contrattare con i piani alti.

Professor McCartin: L’arrivo dell’intelligenza artificiale è stato improvviso e penso che la rapidità con cui è emersa abbia davvero colto molti di sorpresa. I lavoratori ritengono che la tecnologia sia potenzialmente pericolosa, e quindi è uno dei temi che porta i dipendenti a pensare che abbiano bisogno di maggiore protezione. Alcuni sindacati hanno iniziato a stabilire dei limiti nell’uso dell’intelligenza artificiale e questo è importante.