L’Italia diventa sempre più povera e sempre più diseguale: indebitata e senza crescita, incapace di investire in ricerca e in sviluppo tecnologico, senza una politica industriale, perde le sue eccellenze professionali e interi settori produttivi.
Il Governo affida al mercato ed al capitale il futuro del paese e si limita a rappresentare la rendita, le parti più parassitarie e privilegiate della società civile e a conservare le diseguaglianze.
Inoltre, continua a distinguersi nella lotta contro i più deboli cancellando reddito di cittadinanza, tagliando pensioni e sanità, aumentando le misure repressive, combattendo il salario minimo per allargare lavoro precario e sottopagato, stravolgendo il sistema fiscale per alleggerire le tasse ai ricchi e aumentarle ai poveri, scaricando l’inflazione su lavoratori, pensionati e ceti popolari.
Welfare State, sanità, istruzione, casa, ricerca, trasporti, infrastrutture, risanamento ambientale e del territorio sono stati trascurati, se non cancellati, per far spazio a spese di cui si poteva fare a meno come salvataggi delle banche e guerre.
Siamo ormai ben oltre l’avidità: mentre milioni di persone fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, ci propinano la favola che tutto va bene, che l’economia e l’occupazione crescono, che l’inflazione sta calando e che i salari attuali sono più che sufficienti.
La realtà dei lavoratori è ben diversa: il potere d’acquisto dei salari è in crollo, l’economia ristagna e cresce dello zero virgola, l’inflazione sul carrello della spesa rimane alta malgrado il “carrello tricolore” e gli interventi sul cuneo contributivo sono solo un palliativo, perché sono già soldi dei lavoratori.
Cresce l’occupazione ma calano produzione industriale e Pil: dove sta il trucco? Questo paradosso è sintomo che l’occupazione è di scarsa qualità, caratterizzata da un numero di ore basse, soprattutto a causa dei part-time involontari, e non apporta aumenti di produttività. Basti pensare che perché l’INPS ti consideri occupato, è sufficiente avere lavorato un’ora in una settimana.
Il nostro Paese ha utilizzato flessibilità del lavoro e bassi salari per continuare a competere, senza investire invece in una politica industriale e in innovazioni e sviluppo.
Questa deriva verso l’impoverimento dei lavoratori e dei pensionati va contrastata con la lotta nei luoghi di lavoro e nella società rivendicando:
- Aumento generalizzato dei salari attraverso la contrattazione.
- Aumento delle pensioni.
- Indicizzazione automatica per i salari (Scala Mobile) per il recupero dell’inflazione.
- Diritto alla cura, all’istruzione, alla casa e alla mobilità.
- Politica industriale per contrastare il lavoro povero.
- Investimenti pubblici per la tutela dell’ambiente e del territorio.
GIOVEDì 07 DICEMBRE – PRESIDIO ORE 15 IN PIAZZA DELLA SCALA