Lo scippo del TFR – Intervista a M.T. Turetta

I lavoratori pubblici in Italia sono circa 3 milioni e da diversi decenni si trovano al centro di una campagna di brutale denigrazione finalizzata al taglio di posti di lavoro e al blocco dei salari.

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I lavoratori pubblici in Italia sono circa 3 milioni e da diversi decenni si trovano al centro di una campagna di brutale denigrazione finalizzata al taglio di posti di lavoro e al blocco dei salari.

Negli enti locali, nella sanità e negli uffici pubblici si assiste al nuovo fenomeno delle dimissioni volontarie: un fuggi fuggi generale di dipendenti pubblici verso posti di lavoro più remunerativi e con più opportunità di crescita professionale.

Questo è stato il risultato del blocco decennale dei contratti nazionali di lavoro, del blocco delle assunzioni, della finta meritocrazia imposta da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni. Per tale motivo la Pubblica Amministrazione è poco attrattiva per i giovani.

Tra gli aspetti più vessatori, introdotti negli ultimi anni, per far cassa a spese di questi lavoratori c’è proprio lo scippo del TFR – Trattamento di Fine Rapporto – per i dipendenti che cessano il servizio.

Per ricevere la liquidazione, infatti, i dipendenti pubblici devono aspettare fino a un minimo di 27 mesi.

  • Maria Teresa, cosa è successo e perché i governi hanno previsto questo trattamento differenziato ed estremamente peggiorativo rispetto ai dipendenti privati?
  • La Corte Costituzionale nel 2023, ha però stabilito che il differimento della corresponsione dei trattamenti di fine servizio spettanti ai dipendenti pubblici cessati dall’impiego per raggiunti limiti di età o di servizio contrasta con il
    principio costituzionale della giusta retribuzione, puoi spiegarci cosa comporta questa sentenza e come si sta muovendo la CUB Pubblico Impiego nei confronti di questa situazione?
  • Infine, abbiamo letto sui principali giornali le dichiarazioni del ministro del lavoro Marina Calderone sulla proposta di un transito automatico del TFR nei Fondi Pensione, qualora il lavoratore non esprima il suo dissenso nei primi 6 mesi dall’assunzione. Allo stesso modo, anche il suo vice Durigon ha proposto addirittura la destinazione obbligatoria ai Fondi Pensione per un 25% del TFR senza nemmeno chiedere un parere ai lavoratori. Ci puoi dire tu cosa ne pensi?

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