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LA COPERTA VA ALLARGATA

Comunicato di Unione Inquilini Nord Milano sul ruolo delle amministrazioni
e sulla necessità di fare scelte coraggiose.

Quando la coperta è corta, abbiamo due possibilità: allargare la coperta o tagliare i piedi a chi non riesce a coprirli.
Noi siamo per la prima soluzione e riteniamo la seconda sbagliata, controproducente e pericolosa.

Non ce l’abbiamo con i funzionari che ricevono direttive precise dai responsabili politici delle pubbliche amministrazioni (almeno che non si allineino acriticamente alle imposizioni della politica). Riteniamo responsabili tutti coloro che, di fronte ad un sistema economico e sociale che crea disuguaglianze, accettano l’orizzonte dato e tentano di convincere i lavoratori, le classi subalterne e gli esclusi che l’unica soluzione è adeguarsi.

Adeguarsi vuol dire accettare che i ricchi siano sempre più ricchi e i poveri siano sempre più numerosi e più poveri.

Chi si assume responsabilità nelle pubbliche amministrazioni deve decidere da che parte stare: fare l’amministratore della miseria o prendere decisioni coraggiose contro corrente.

Muoversi contro i potenti è difficile e pericoloso, ma, se non lo fai, sei complice di chi ha utilizzato la cosa pubblica per dirottare la ricchezza sociale verso le classi abbienti.

Se le risorse per i servizi sociali, per i diritti, per la salute, la casa, la scuola, per la qualità della vita, non ci sono, non è colpa di chi ne subisce le conseguenze, ma di chi gestisce la cosa pubblica.

Non è vero che le risorse economiche non ci sono, è vero che tutto dipende da che priorità dai alla spesa: puoi investire in armi oppure in edilizia pubblica, puoi investire nelle grandi opere oppure nella sanità pubblica, puoi investire nelle autostrade oppure nella riduzione dell’inquinamento, puoi investire nelle Olimpiadi oppure nell’istruzione pubblica.

Anche a livello regionale e comunale le priorità contano e allora gli amministratori devono scegliere se la casa è un diritto di tutti i lavoratori o un privilegio per pochi, se l’affitto proporzionato al reddito è un obiettivo indiscutibile o se la casa popolare è una elemosina solo per chi è in difficoltà economica, se la proprietà e il mercato sono gli unici riferimenti concreti o se è possibile pensare ad un’alternativa.

Agli assessori, ai direttori degli enti pubblici, ai responsabili delle attività sociali non chiediamo di fare gli amministratori, non chiediamo di amministrare l’esistente, non chiediamo di muoversi all’interno di una normativa che ha creato ingiustizie e disuguaglianze; chiediamo di prendere decisioni che rompano i meccanismi perversi del mercato, che introducano valori di riferimento diversi dal profitto, che seminino contraddizioni.

Non ci bastano dei buoni amministratori, vogliamo degli amministratori ribelli, che si rifiutano di essere complici di meccanismi disumanizzanti, che smettano di lamentarsi per inventare risposte vere e non pannicelli caldi o addirittura tiepidi.

Non vogliamo le elemosine che tolgono la dignità alle persone, ma diritti; non vogliamo concessioni, ma riconoscimenti; non vogliamo la pietà di chi può permettersela, ma solidarietà.

In Europa città importanti hanno dovuto prendere decisioni drastiche per cercare soluzioni che il mercato non è più in grado di dare; hanno multato con migliaia di euro i proprietari delle case sfitte, hanno espropriato decine di migliaia di appartamenti alle immobiliari che soffocavano come piovre il territorio, hanno progettato piani di edilizia a canone sociale contro gli interessi della rendita.