FOTO DEL CORTEO DELL'8 MARZO A MILANO
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Ogni tre giorni viene uccisa una donna; il gap salariale tra donne e uomini è sempre più marcato; la stragrande maggioranza dei contratti part time involontari sono lavoratrici; sempre più donne sono costrette a dare le dimissioni per l’impossibilità di conciliare il rapporto vita-lavoro, a causa di lavori sempre più precari e ultra-flessibili: basterebbero queste poche ragioni per rimarcare l’importanza di mobilitarsi l’8 Marzo e per una quotidiana pratica femminista nei luoghi di lavoro e nella società.
Ma soprattutto dobbiamo dire con forza che la lotta per i diritti delle donne non deve essere considerata una questione separata dalla lotta sindacale, ma piuttosto un componente essenziale di essa.
La discriminazione di genere e l’oppressione delle donne sono, infatti, questioni intrinsecamente legate alla struttura sociale data ed all’organizzazione capitalistica del lavoro.
Le lotte per i diritti delle donne e per l’emancipazione di classe sono interconnesse e si rafforzano reciprocamente.
Ciò di cui abbiamo bisogno è di un “femminismo di classe” che punti sulla costruzione di una unità con tutti quei soggetti
che subiscono forme di oppressione e di vessazione. Per questo motivo, la vera emancipazione richiede una lotta sistemica contro le disuguaglianze di genere, di classe e di razza.