L’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo rappresenta un momento cruciale per riflettere sui valori di libertà, democrazia e giustizia sociale. Questo anniversario non è solo una commemorazione storica, ma anche un’opportunità per rendere attuale la lotta contro le nuove forme di oppressione: il neoliberismo, il neofascismo e ogni forma di autoritarismo che si annidano nel presente.
La lotta partigiana è stata un momento cruciale nella storia italiana, un sacrificio collettivo che ha portato alla liberazione dal nazifascismo e alla conquista di diritti fondamentali. La Resistenza ha gettato le basi per una società più libera, garantendo diritti come il voto, la libertà di associazione e di espressione, la possibilità per i lavoratori di organizzarsi in sindacati e di scioperare per i loro diritti. Tuttavia, queste libertà con il passare del tempo sono state rimesse in discussione e a mano a mano erose da leggi e decreti.
La legge 146 del 12 giugno 1990, ad esempio, ha introdotto pesanti limiti al diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Le tante leggi sulla sicurezza che per decenni hanno limitato il diritto e la sostanza della democrazia in Italia, fino all’ultimo decreto Sicurezza che non avrebbe sfigurato nell’Italia del Ventennio, sono tutte figlie di una legge di cui molti ricordano il nome e pochi la sostanza e la parabola politica: la legge 152 del 22 maggio 1975, meglio nota come legge Reale. A paragone di aberrazioni come quelle dell’ultimo decreto e dopo mezzo secolo di progressivi imbarbarimenti, quella legge può sembrare poca cosa. Il decreto legge 1660, noto anche come “DDL Sicurezza” introduce forti aggravanti sul piano penale, con pene che possono arrivare fino a due anni di reclusione, per i lavoratori che bloccano le merci, attuano blocchi stradali o fanno picchetti per difendere il loro posto di lavoro, per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche, come la TAV, per chi partecipa a proteste nei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) o nelle carceri. Agli 007 viene invece data la licenza di controllare le università, che saranno costrette a fornire l’accesso ai dati personali ancorché protetti da accordi di riservatezza alle agenzie di intelligence. Le leggi sulla precarietà, il Jobs Act, l’abolizione dell’art.18 hanno segnato un peggioramento significativo nel diritto del lavoro, riducendo le tutele per i lavoratori e la loro libertà di lottare per i diritti e le leggi elettorali truffa, come il Rosatellum (che ricorda la legge Acerbo del periodo fascista), con il suo sistema elettorale misto, hanno distorto la rappresentatività parlamentare e allontanato tanti elettori dal voto.
Questo 25 aprile appare dunque rivolto al futuro almeno quanto lo è al passato. È un 25 aprile di rinnovata resistenza per:
- conquistare salari e pensioni adeguate;
- la difesa del welfare sociale già pesantemente ridotto e ulteriormente messo sotto attacco dai piani di riarmo militare;
- la libertà e il diritto al dissenso, per la pace e contro ogni logica di riarmo che rischia di trascinarci verso la terza guerra mondiale.
I partigiani hanno lottato per un mondo di liberi e uguali, dove giustizia e dignità umana fossero pilastri fondamentali. Si sono sacrificati per la pace e perché non vi fossero più guerre. Noi dobbiamo assumerci la responsabilità di mantenere vivi, tangibili e raggiungibili gli obiettivi che hanno animato la loro lotta. Non è solo una questione di ricordare, ma di agire con coraggio e determinazione.
ORA E SEMPRE RESISTENZA.
