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Lettera della madre single licenziata

Ospedale San Raffaele

Buongiorno,
ho 51 anni. Da quando ne avevo 23, lavoro al San Raffaele, quindi da ben 28 anni!
Quando sono stata assunta, il San Raffaele era un terzo rispetto al mega complesso ospedaliero, universitario e della ricerca che rappresenta oggi.
Ho iniziato nel profilo sanitario, ma a causa delI’aIlergia al lattice, sviluppata lavorando, sono stata ricollocata in ambito amministrativo. Ho lavorato in molti ambiti, dalla programmazione sanitaria alla Direzione infermieristica e, in ultimo, sono stata trasferita in Fisica sanitaria. Ho sempre dato tutta me stessa nel Iavoro. Qualche volta sono finita in Pronto soccorso. L’ultima volta mi trovano negli uffici della Fisica Sanitaria quando sono ricomparsi i sintomi dell’aIlergia: il viso pieno di bolle, occhi rossi e non riuscivo più a respirare. Dopo il referto del pronto soccorso, la medicina preventiva ha sospeso il mio giudizio di idoneità, facendomi una visita specialistica allergologica e spirometria; la direzione del personale ha assegnato le mie mansioni in Fisica sanitaria ad un’altra collega e stava cercando per me una nuova collocazione.
Il 16 maggio, la Direzione del personale chiama, non per una proposta di trasferimento, ma per la Iettera di contestazione disciplinare con sospensione immediata, anticamera di un licenziamento, che crudelmente arriverà nel trentesimo giorno, ultimo da contratto perché il procedimento disciplinare non sia nullo, facendomi perdere, per quel mese, sia la retribuzione che la Naspi!
Ho impugnato il licenziamento perché illegittimo e discriminatorio: mi hanno licenziato per i miei problemi di salute e perché ho denunciato i problemi di sicurezza nel mio luogo di lavoro. Mi sono messa a disposizione sempre per poter lavorare in un luogo compatibile con la mia salute e mi sono recata tutti i giorni, che oggi l’Ospedale mi contesta come assenza ingiustificata, in Istituto, come dimostrano le timbrature, ma sapendo che mi stavano cercando una ricollocazione, non sono tornata nell’ultimo posto dove sono stata male e dove la mia postazione di lavoro era stata assegnata ad una collega e non ve ne sono altre libere.
Nonostante il San Raffaele sia un Istituto con oltre 800 amministrativi – e, considerati i tempi di attesa in accettazione e gli elevati carichi di lavoro in ogni settore, ne servirebbero di più
– non hanno voluto trovare una mansione per me; dove la salute dovrebbe essere al primo posto, si licenzia per motivi di salute!
Sono monoreddito, abito con mia figlia, studentessa neo-diciottenne, in una casa dell’ALER a riscatto e quindi sto pagando un mutuo.
Sto cercando un nuovo posto di lavoro, perché la Naspi (indennità di disoccupazione) non sarà sufficiente per le spese, il mutuo e vorrei che mia figlia possa completare gli studi. Gli avvocati mi hanno detto che ci vorrà del tempo per avere una sentenza di un giudice, che spero riconosca l’illegittimità di un licenziamento discriminatorio e vessatorio.

Cordialmente.