Giornata Nazionale di Mobilitazione dei Comitati Familiari delle RSA/RSD
30 Maggio 2022
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Giornata Nazionale di Mobilitazione dei Comitati Familiari delle RSA/RSD, delle Lavoratrici e dei Lavoratori e delle loro rappresentanze Sindacali e delle Associazioni che difendono i Diritti delle Persone Anziane, Malate e Non Autosufficienti
In una società notoriamente oggi in un processo di aumento delle aspettative di vita il Coordinamento Nazionale (CONPAL) rivendica la necessità di rispondere ai bisogni delle persone anziane, malate e non autosufficienti, riconoscendo il diritto universalistico (art. 32 della Costituzione) alle cure sanitarie e chiedendo un approccio multidisciplinare adeguato.
In particolare il Coordinamento Nazionale chiede al Ministero della Salute e agli Assessorati al Welfare e alla Sanità delle Regioni di intervenire urgentemente su una serie di punti:
- gli anziani residenti nelle strutture non devono essere più privati della continuità affettiva e relazionale con i propri familiari, riconosciuta ormai come parte integrante e fondamentale del percorso di cura alla persona. Va tolta la “discrezionalità dei dirigenti delle strutture residenziali socio-sanitarie” e vanno garantite le visite tutti i giorni senza prenotazione, gli accessi alle stanze e le uscite.
- Ugualmente devono essere ripristinate e implementate le attività riabilitative, socializzanti, di relazione, di animazione all’interno di tutte le strutture per favorire sia un approccio terapeutico che umano. Una serie di misure assolutamente necessaria ma che deve passare per un adeguamento verso l’alto degli standard di personale, attualmente insufficienti.
- I Comitati dei Familiari devono essere riconosciuti con un Regolamento adeguato, devono essere presenti al loro interno Associazioni che si occupano delle persone con disabilità e le rappresentanze sindacali.
Inoltre il Coordinamento denuncia la non assunzione di responsabilità da parte di chi aveva il compito di governare, di organizzare il piano pandemico che non c’è stato e quindi denuncia in modo molto forte e farà tutto quello che è possibile fare per contrastare l’archiviazione delle denunce, l’archiviazione della verità che deve essere resa nota affinchè non avvengano più stragi come quella che abbiamo visto nel 2020 e che ha colpito in particolare proprio le persone anziane.
La pandemia ha portato alla luce la mancanza di cure domiciliari adeguate, ma già prima della pandemia le persone anziane malate o con disabilità e non autosufficienti e i loro familiari si trovavano da soli ad affrontare le carenze sanitarie: le dimissioni selvagge dagli ospedali, la non gestione di trasferimento in strutture adeguate e necessarie, la richiesta ai familiari di occuparsene pur non avendo la formazione e le capacità di gestione burocratica dell’invalidità, l’abbandono e il ricatto continuo e le spese da affrontare (rette delle strutture, badanti, terapie farmacologiche, ausili, ecc..). Tutto questo ha trovato terreno fertile nella scriteriata ondata di privatizzazioni che si è abbattuta sul settore socio-assistenziale sanitario che lo ha trasformato da sistema di cura ad ambito di profitto.
Per questo il Coordinamento Nazionale chiede di aprire con urgenza un confronto progressivo con tutte le parti istituzionali interessate, per definire realmente una nuova riorganizzazione delle cure sanitarie e socio-sanitarie e per mettere il personale in condizione di prendersi cura della salute delle persone anziane e non autosufficienti.
Il Coordinamento chiede di:
- garantire attraverso la vigilanza delle Asl/Ats che le strutture socio-sanitarie accreditate rispettino gli standard del personale previsto nell’accreditamento, adeguandoli verso l’alto in quelle regioni dove sono pericolosamente insufficienti (ad esempio 901’ a settimana in Lombardia); tutte le figure professionali devono essere presenti nelle RSA/RSD, nel rispetto delle loro competenze e del lavoro in equipe: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, assistenti sociali, psicologi, animatori e educatori. Il personale oltre ad essere in numero adeguato alla presenza numerica delle persone anziane e non autosufficienti, deve poter essere formato professionalmente in modo continuativo come previsto dalla normativa. L’organizzazione del lavoro non può basarsi sul “minutaggio dell’assistenza”, ma sulle necessità delle persone. E a tal fine vanno rivisti gli attuali parametri regionali con un rapporto operatori/pazienti che garantisca qualità delle cure e dignità del lavoro e che si vada verso la definizione di parametri nazionali.
- garantire che la Assistenza Domiciliare Integrata venga potenziata quantitativamente e qualitativamente, verso un sistema veramente pubblico e nazionale, in cui la presa in carico e la titolarità dei diritti dei cittadini sia in capo all’Asl/ATS e non a chi eroga le prestazioni (ad esempio le cooperative) con i professionisti dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria e della riabilitazione preparati, in numero adeguato e con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Il PNRR prevede un potenziamento insufficiente ai bisogni, rimandando all’uso della telemedicina e del telecontrollo. Questo è inaccettabile: se si vuole permettere alle persone di essere curate a casa, devono essere create le condizioni con personale presente nelle 24 ore e realmente formato.
Le Case della Comunità potrebbero essere un inizio di un cambiamento, ma per esserlo devono essere gestite dal Servizio Sanitario Pubblico.
- prevedere la riduzione dell’istituzionalizzazione delle persone anziane e non autosufficienti che richiede una presa in carico soprattutto sanitaria oltreché sociale quando necessario (ad esempio abitazioni inagibili, problemi economici, mancanza di rete familiare). Per ottenere questo devono essere coinvolti sia i servizi sanitari territoriali delle Asl/Ats (Case della Comunità) che i Comuni. In un sistema di collaborazione tra questi Enti possono essere creati piccoli nuclei abitativi/familiari che permettono alle persone di restare nel proprio territorio di appartenenza e di essere curati e seguiti con un approccio multiprofessionale a tutt’oggi inesistente.
- Progettare una campagna che riporti nell’alveo pubblico le tante ex II.PP.A.B. trasformate in Fondazioni ed eliminare dalle strutture Socio Assistenziali Pubbliche dalla gestione dei servizi sanitari e socio-sanitari tutti gli appalti in essere a partire da quelli che riguardano la gestione dei servizi sanitari e di assistenza e la somministrazione di manodopera.
C’è bisogno di un cambiamento culturale e organizzativo, c’è bisogno di preparare ed avere un team di professionisti stabile in grado di lavorare in equipe e con continuità per garantire tutto il processo di presa in carico, dalla valutazione multifunzionale alla definizione degli obiettivi.
E’quindi urgente che vi sia un confronto che veda al suo interno rappresentanze di operatori, sindacati dei lavoratori, rappresentanti dei Familiari e delle Associazioni degli Utenti per dare una opportunità concreta di scambio di idee e suggerimenti rispetto all’organizzazione dei bisogni e rispetto alle necessarie modificazioni, sia per essere in grado di gestire crisi (ad es. il Covid), sia per dare il via a percorsi di cura e socializzanti totalmente diversi dagli attuali.
Data la gravità e la negatività di una situazione prolungata nel tempo, il Coordinamento Nazionale manterrà alta la propria attenzione, attraverso anche una serie di iniziative regionali e nazionali.