Bandiere CUB Milano

In ricordo del compagno Michele Achilli

CUB MILANO

Apprendiamo con dolore della morte del compagno Michele Achilli, indimenticato leader milanese della sinistra lombardiana del PSI e successivamente valoroso oppositore del craxismo e della sua politica sociale, che giocò un ruolo di primo piano nell’avviare la fase della “Concertazione Sociale”: smontando la Scala Mobile, sottraendo potere contrattuale ai Consigli di Fabbrica in favore del monopolio della rappresentanza sindacale consegnata a CGIL-CISL-UIL, introducendo la legislazione anti-sciopero della legge 146/90.

Michele, sostenitore di una visione classista, e cioè del fatto che la condizione subordinata ed alienante vissuta dai lavoratori fosse causata dai rapporti sociali capitalistici, si fece portavoce della necessità di una lotta per delle riforme strutturali e una programmazione economica che investissero i rapporti di potere esistenti nella società. Importantissimo, in questo senso il suo libro “L’alternativa socialista. Autogestione e Riforme di Struttura” pubblicato nel 1976.

Difese infatti l’idea che gli obiettivi di riforma, necessari per influire sulle forme dell’organizzazione del lavoro e sulla struttura della società nel suo insieme, dovessero fondarsi su una larga consapevolezza di massa, in cui il controllo operaio e l’azione del sindacato –  fondato sull’unità sindacale, la contrattazione articolata, l’autonomia e il conflitto, la costruzione di contropoteri – svolgessero un ruolo fondamentale per far fare alla classe operaia un salto definitivo in termini di potere, per garantire il futuro di una reale democrazia operaia.

Proprio in questo senso si determinò in quegli anni la sua amicizia e la sua vicinanza ideale alla FIM di Milano, dapprima guidata da Pierre Carniti e successivamente da Piergiorgio Tiboni, poi fondatore della CUB. Proprio insieme a Piergiorgio Tiboni fu tra i fondatori di Radio Popolare, un strumento di comunicazione alternativa e di dal basso, che con le sue “corrispondenze operaie” e il racconto delle lotte dei movimenti per i diritti civili, cercò di dare voce a chi non ce l’aveva.

Ritiratosi dalla politica attiva negli anni ’90, ci siamo persi di vista durante tutta la fase di nascita, di costruzione e di radicamento di una pratica sindacale alternativa da parte della CUB. Dopo trent’anni di “concertazione sociale” che ha smobilitato i lavoratori e che ha fatto crollare i salari al di sotto dei livelli del 1990, si può dire con certezza che Michele, a quei tempi, ci aveva visto giusto. Tutta la Confederazione Unitaria di Base di Milano non può che stringersi intorno alla sua famiglia in questo difficile momento.