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IL GOVERNO MENZOGNERO HA LAVORATO IL 1° MAGGIO PER PRENDERE IN GIRO I LAVORATORI.

Il “Decreto Lavoro” aumenta precarietà e sfruttamento

Il Governo, per decreto, ha deciso di “aiutare il lavoro”, come?: riducendo i contributi previdenziali a carico delle imprese (il cuneo fiscale è altra cosa); cancellando il Reddito di Cittadinanza; favorendo il ricorso ai contratti precari.

Altro che aiuto! I lavoratori continuano ad essere spremuti come limoni: bassi salari e precarietà, sono infatti funzionali a ridurre i consumi interni e le importazioni e a rendere convenienti le esportazioni.

Secondo i nostri “statisti”, il problema dei salari da fame e l’erosione del loro potere d’acquisto dovuto all’inflazione, si affrontano riducendo la quota di versamento dei contributi e spostandola nel salario! Non c’è nessun reale aumento per il lavoratore, perché quelli sono già soldi suoi, che l’azienda versava all’INPS per le future pensioni! Insomma, un’operazione a costo zero per le imprese e guai a parlare di salario minimo o aumenti retributivi reali!

 

Per quanto riguarda la precarietà, com’è noto, ce n’è già troppa e andrebbe ridotta creando lavoro di qualità con investimenti anche per risolvere le nostre storiche emergenze. Invece il Governo depotenzia le “causali” che legittimano le proroghe dei contratti a tempo determinato, a seguito dell’ assunzione che invece potrà ancora avvenire per un massimo di 12 mesi e senza causali. Le diciture più “stringenti” che aveva previsto il Decreto Dignità vengono cancellate, e si attribuisce alla contrattazione collettiva il ruolo primario di individuare i casi in cui l’azienda può prorogare tali contratti. Con la contrattazione in mano al monopolio di CGIL-CISL-UIL, che sottoscrivono i cosiddetti contratti in pejus, cioè a perdere per i lavoratori, ci immaginiamo quali capolavori elaboreranno!

In mancanza di disposizioni nel contratto collettivo, dopo il 30 aprile 2024, saranno l’azienda e il singolo lavoratore a poter decidere le casistiche! Ma il coltello dalla parte del manico ce l’ha l’azienda, il singolo lavoratore non ha alcun potere contrattuale e sarà costretto, per poter continuare a lavorare, ad accettare la causale inventata dall’azienda!

Infine, per favorire ancor di più lo stato di ricattabilità dei disoccupati, il governo cancella il Reddito di Cittadinanza, introducendo l’Assegno di Inclusione, che è una misera elemosina con regole estremamente stringenti e, contestualmente, allarga le maglie del possibile ricorso ai Contratti di Prestazione Occasionale – fino a 15.000 € annui – (le famose ritenute d’acconto) nei settori del Turismo e dell’Agricoltura. Proprio quei settori in cui, grazie al cuscinetto rappresentato dal Reddito di Cittadinanza, i disoccupati e i giovani avevano iniziato a rifiutare proposte di lavoro schiavistiche con salari da fame e ritmi di lavoro estenuanti.

Insomma: i padroni ringraziano perché non tirano fuori un centesimo, soprattutto il mondo delle piccole e medie imprese, coarcevo di lavoro nero e evasione fiscale, nonché base elettorale del partito della Meloni. Il lavoro, dapprima addossato ai servi e risparmiato ai signori, è oggi sempre più lavoro schiavo, lavoro merce, alienato e sfruttato; non corrisponde assolutamente a quel fondamento della Repubblica democratica, come previsto dalla Costituzione.

Riorganizzarsi per costruire conflitto contro queste politiche antipopolari diventa sempre più urgente.

Milano, maggio 2023