FONDO PENSIONI ESPERO? NO, GRAZIE.

CUB SCUOLA UNIVERSITA E RICERCA

Il 31 maggio scorso, i sindacati concertativi -come se la scuola non avesse altre e ben più urgenti questioni da affrontare- hanno sottoscritto un ennesimo accordo peggiorativo per il personale e vantaggioso per loro che cogestiscono il fondo pensioni di categoria Espero. Il nuovo accordo prevede che per gli assunti dal 1° gennaio 2019 scatterà l’iscrizione automatica alla previdenza complementare con il meccanismo truffaldino del “silenzio-assenso”, quando siano decorsi nove mesi dall’assunzione. Dato il valore retroattivo dell’accordo è previsto un periodo transitorio per chi è stato assunto tra il 1° gennaio 2019 e l’entrata in vigore dell’accordo. In tal caso i nove mesi decorrono dalla data di comunicazione dell’informativa (che dovrà essere fornita dalla PA all’interessato entro nove mesi dall’entrata in vigore dell’accordo). Nei 30 gg. successivi alla comunicazione dell’iscrizione forzata è possibile esercitare il diritto di recesso.
Noi abbiamo sempre sostenuto che i lavoratori fanno bene a tenersi stretto il TFR piuttosto che investirlo nei fondi pensione Perchè:
1. nessuno spiega ai lavoratori che essi, aderendo al fondo pensione, rinunciano al TFR, cioè ad un accantonamento individuale annuo che corrisponde circa al valore di una mensilità netta. Questo accantonamento è garantito e protetto dall’inflazione poiché matura annualmente un tasso di interesse che si aggira intorno al 3% (per aprile ‘22 l’inps ha annunciato il 2,97%). Il TFR accumulato per ogni anno di servizio e costantemente rivalutato sarà restituito alla chiusura del rapporto di lavoro (fine carriera, licenziamento o dimissioni).
2. chi vende i fondi pensione non è in grado di garantire alcun rendimento certo e neppure la restituzione delle somme versate perchè i soldi dei lavoratori sono investiti in azioni, obbligazioni o titoli di stato. E’ utile ricordare che alcuni fondi pensione sono pure falliti e i lavoratori hanno perso tutto.
3. I lavoratori sono esclusi da ogni controllo reale circa la qualità e il valore etico degli investimenti effettuati dai fondi pensione,
4. Anche attraverso i fondi pensione si alimentano la finanziarizzazione dell’economia e le manovre speculative sui cambi e sui titoli di debito pubblico e privato che hanno portato alle crisi subprime del 2007 e a quella del debito “sovrano” europeo del 2010.
5. la scelta di destinare il proprio TFR ai fondi pensione è irreversibile, ossia non si può cambiare idea o tornare indietro;
6. i sindacati che sponsorizzano i fondi pensione dovrebbero chiedersi e spiegarci come mai, pur avendo attaccato duramente le pensioni pubbliche e usato ogni trucco per spingere i lavoratori a seguire questa strada, dopo anni dalla sua introduzione l’adesione alla previdenza complementare è rimasta tanto bassa da spingerli a introdurre la truffa del silenzio-assenso.
Invitiamo i lavoratori a diffidare di quei sindacati che si trasformano in broker e giocano sulle nostre paure per rifilarci polizze assicurative e fondi pensione.
Un sindacato vero difende i diritti e gli stipendi dei lavoratori, la previdenza per tutti e la sanità pubblica gratuita e universale.
STAI DALLA TUA PARTE!
ORGANIZZATI CON LA CUB SCUOLA UNIVERSITÀ RICERCA