NO AI FRANCHISING

IN CARREFOUR SERVE UN REALE PIANO DI RILANCIO, BASATO SU LAVORO STABILE E TUTELATO.

Il 27 Luglio si terrà un incontro nazionale tra Carrefour e organizzazioni sindacali in merito all’andamento aziendale e il franchising. A fine 2021, l’azienda aveva infatti lanciato un “Piano di Trasformazione”: in sostanza, lamentando importanti cali del fatturato in Ipermercati, Cash&Carry e Market diffusi in gran parte del territorio nazionale, l’azienda aveva dichiarato 769 esuberi e la chiusura di 106 punti vendita.

A seguito di ciò, erano stati siglati due accordi sindacali con FISASCAT – FILCAMS – UILTUC: uno che trasformava gli esuberi in n° 719, volontari e incentivati; l’altro, un protocollo sindacale sulle cessioni in franchising. L’intenzione strategica dell’azienda era appunto quella di promuovere una pesante cessione di negozi in franchising, affidandoli a piccoli imprenditori locali. Questa pratica, che Carrefour aveva già iniziato da tempo, l’ha trasformata nel primo franchisor d’Italia: sono infatti oltre 1000 i negozi ad insegna Carrefour ad essere gestiti da dei franchisee (circa 400).

Questa strategia, rientra nell’ambito di una più ampia crisi strutturale che il retail sta affrontando da tempo a causa dell’esplosione dell’e-commerce, il peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari a seguito della crisi del 2008, e il recente aggravamento cagionato dalla pandemia Covid.

Gli obiettivi del progetto di riorganizzazione del gruppo Carrefour sono molto semplici: da una parte avere una forte riduzione del costo del lavoro, scaricando gli oneri su queste piccole imprese che per cercare di resistere alla concorrenza nel settore andranno ad applicare modalità di lavoro più flessibili, contrazioni del personale, sicuramente anche discipline contrattuali individuali e collettive peggiorative. Dall’altra, favorire la scomposizione dei lavoratori per indebolirne le rivendicazioni sindacali, disperdendoli tra centinaia di datori di lavoro diversi.

 

Ci sembra che l’azienda non sia intenzionata a formulare un reale piano di rilancio, ma piuttosto a perseguire una forte e continua iniezione di flessibilità in attesa di realizzare possibili future dismissioni dei negozi considerati meno profittevoli.

La formula del franchising non serve in alcun modo a rilanciare le vendite; serve a favorire un risparmio economico sui costi della forza lavoro. Non si investe quindi in qualità, ma in precarietà. Ed è questa la scelta fatta dall’azienda negli ultimi anni: Carrefour è stata anche il primo marchio del settore ad aver introdotto le aperture dei negozi 24/24 ore in Italia. Nonostante ciò le difficoltà economiche non sono state risolte e, periodicamente, vengono promossi esuberi di personale.

E’ quindi necessario chiedere all’ azienda l’immediata elaborazione di un piano alternativo che parta dal presupposto inverso: ripristinare lavoro stabile e tutelato, eliminare i franchising, rinnovare la contrattazione integrativa (C.I.A) per adeguare i salari all’inflazione, investire nel buon andamento dei negozi, rinnovando le strutture, le strumentazioni, migliorando la sicurezza sul lavoro. L’attuale corsa al ribasso fra i marchi del settore sta semplicemente producendo un decadimento delle condizioni di lavoro e della qualità dei servizi offerti.

Contro i tentativi di dividere i lavoratori del gruppo, è necessario ricomporli per portare al tavolo della trattativa le loro esigenze. Organizzarsi e difendersi sindacalmente è necessario per evitare ciò che è già avvenuto in Auchan: dismissioni, licenziamenti, imposizioni di condizioni di lavoro peggiorative.

PASSA DALL TUA PARTE… PASSA ALLA FLAICA – CUB

Luglio, 2022