Per un sindacato di base, democratico ed inclusivo delle lavoratrici e dei lavoratori di tutto il mondo.

RELAZIONE INIZIALE DI ALEX BUSELLI

Buongiorno a tutte e tutti, 



Sono Alex Buselli, lavoratore, sudamericano, sindacalista e soltanto per una questione formale attuale segretario della CUB Sanità Milano. Non è un caso che riaffermo gli elementi che mi costituiscono come persona, questi elementi rappresentano la base dell’idea generale del sindacalismo di base. Tutti i lavoratori sono uguali, indipendentemente dalla nazionalità, da cosa facciamo o dei ruoli che svolgiamo. Nell’ottica del sindacalismo di base, un sudamericano, come io, una rumena, un pakistano o un lavoratore italiano, valgono lo stesso, hanno la stessa importanza e costruiscono collettivamente la forza e l’idea propria del sindacalismo. 

Nel secolo scorso nei primi anni del’900 quando c’è stato un enorme flusso migratorio degli italiani che fuggivano della povertà, questi erano accusati dai media a São Paulo, per esempio, di essere “quelli schifosi, maleducati, migranti che mangiano con le mani”, dicevano. Quell’ 80% della popolazione della città all’epoca ha subito ogni forma di discriminazione, ha superato tutti i problemi e sono diventati cittadini come tutti gli altri, come doveva essere. 

E perché sottolineare questo fatto che è successo più di un secolo fa nel lontano sud america?. Al di là della mia formazione personale come storico, c’è un problema politico che è attuale e che dobbiamo essere preparati per poter respingere ogni attacco ai lavoratori, italiani o stranieri. 

L’estrema destra cresce a livello mondiale, le Meloni, i Salvini, i Berlusconi, vincono le elezioni, il discorso conservatore e razzista è normalizzato e la soluzione diventa “il problema”. I lavoratori si convincono che il problema non è lo sfruttamento imposto dal sistema capitalistico, ma è il suo collega straniero che ruba il suo posto di lavoro oppure che lavora per guadagnare le briciole facendo abbassare lo stipendio medio del lavoratore italiano. La stessa logica è ripetuta ovunque. Prima i responsabili della povertà erano “i terroni”, se non ci fossero quelli dell’est, i sudamericani o africani la responsabilità sarebbe ancora loro, secondo questo discorso semplicistico; ma, dato che ci sono gli stranieri, “il nemico esterno”, “il capro espiatorio”, diventa “il sudamericano di merda”, o “il rumeno del cazzo”. 

Nella loro logica i lavoratori più poveri non sono “il problema”, sono “la soluzione” perché permettono di aumentare il loro profitto, è per questo motivo che i padroni, al di là del livello discorsivo amano i lavoratori che lavorano per sopravvivere e non gli importa della nazionalità. Il loro discorso è ipocrita perché nei media dicono che non ci vogliono in Italia, mentre ci chiedono di venire subito per la raccolta dei pomodori perché non trovano i lavoratori. 

Questa premessa un po’ lunga, l’ho fatta perché è la realtà del settore in cui siamo presenti, il settore sanitario e socio-sanitario. E noi, i più poveri, italiani e stranieri, noi quelli che si rompono la schiena per garantire il benessere minimo ai cittadini, noi quelli che garantiscono la cura, l’attenzione e l’umanità nel rapporto con le persone in condizioni più fragili, siamo noi che dobbiamo alzare la testa, essere orgogliosi di quello che facciamo, non subire gli attacchi dei padroni, dei responsabili e di tutti quelli che vogliono sfruttarci, e dobbiamo dire “BASTA!”, in alto e buon suono, non accetteremo più essere trattati di merda e vogliamo essere valorizzati, come i lavoratori che siamo e come esseri umani.

È proprio questa l’origine storica del sindacalismo. Lavoratori sfruttati, che lavoravano fino a 18 ore al giorno, tutti i giorni, senza interruzione, per guadagnare stipendi bassissimi hanno deciso di dire  “BASTA!”, si sono organizzati, hanno creato i sindacati, hanno scioperato, e collettivamente, piano piano, hanno messo un freno allo sfruttamento dei padroni, conquistando tutti i diritti che abbiamo oggi. Nessun diritto è stato regalato dai padroni, tutti i diritti sono stati conquistati perché i padroni hanno paura quando l’operaio dice basta!

Anche il famoso Welfare State non è stata una concessione dei padroni, ma una conquista dei lavoratori, che ancora armati dopo la seconda guerra mondiale potevano fare la rivoluzione sociale, i capitalisti d’allora hanno preferito concedere diritti economici e sociali al posto di vedere cadere il loro sistema politico ed economico.   

Oggi con la frammentazione della classe lavoratrice, la sua divisione interna, con lavoratori che accusano lavoratori e non i loro padroni, i padroni non vedono la necessità di cedere, di concedere diritti, perché sanno che soltanto la forza collettiva dei lavoratori può conquistare diritti, e si approfittano della nostra fragilità momentanea per aumentare lo sfruttamento ed il loro profitto. Il nostro compito è di riorganizzare le nostre filiere in modo da poter resistere agli attacchi dei padroni, poter riconquistare i diritti persi e cambiare la logica della nostra società. Costruendo una società egualitaria, umana e libera. 

In Italia, soprattutto, il nostro lavoro sarà ancora più difficile, non possiamo mentire. Un paese fragile del punto di vista economico, una economia che negli ultimi anni ha subito un processo di deindustrializzazione, che riesce a mantenersi competitiva a livello europeo soltanto se abbassa il costo della forza lavoro, soltanto pagando bassi stipendi, ed è per quello che l’attività del nostro sindacato è ancora più importante, e voi fate parte di questa storia che abbiamo costruito negli ultimi 30 anni e vogliamo mantenere aumentando la nostra capacità di intervento e la nostra organizzazione collettiva.

 

Nel nostro documento congressuale leggiamo che: “Le organizzazioni sindacali filopadronali vendono l’idea che il sindacato è un’azienda che offre servizi, tra cui quello di mediare la difesa dei diritti dei lavoratori. In questa logica, se un lavoratore o una lavoratrice hanno bisogno di far valere i propri diritti dovranno rivolgersi al sindacato, che, tramite una letterina o una telefonata, risolverà i problemi dei lavoratori. Poiché, in generale, il padrone non è disponibile a cedere senza nulla in cambio, questi sindacati “vendono” i diritti dei lavoratori, per poter avere delle agevolazioni per alcuni dei loro iscritti. Si tratta dunque di un sindacato clientelare.

Noi siamo diversi. Difendiamo i diritti dei lavoratori con i lavoratori, non a nome dei lavoratori, perché sappiamo che soltanto la forza collettiva organizzata delle lavoratrici e dei lavoratori è capace di garantire le reali conquiste.”

È questa l’idea base del sindacalismo di base, è questa l’idea fondatrice della CUB. I lavoratori purtroppo si sono abituati a vedere il sindacalismo come un’azienda che offre servizi, oggi al nostro congresso della CUB Sanità Milano e Provincia siamo qui giustamente per ricordarvi le linee politiche di base del sindacalismo di base, il sindacalismo praticato dalla CUB. Siamo qui per approvare il nostro documento del congresso, che non è un vero e proprio documento congressuale, ma è il documento che ci servirà per ricordarci l’orientamento del nostro sindacato, i nostri principi, le nostre posizioni sui temi importanti per il mondo del lavoro. 

Nel nostro documento vedrete quale modello di sistema sanitario difendiamo. Un sistema basato sulla prevenzione e non sulla cura. Un sistema sanitario e socio sanitario pubblico, gratuito, universale, nazionale e sotto il controllo dei lavoratori e cittadini. Vedrete la nostra posizione sul TFR, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che non garantisce investimenti sul personale, la nostra critica ai criteri di accreditamento e alla logica del sistema di accreditamento, la nostra richiesta di un unico CCNL per i settori sanitario e socio sanitario, invece delle decine di CCNL esistenti attualmente, vedrete la nostra critica al sistema DRG che invece di curare ogni paziente secondo il suo bisogno specifico lo si cura basandosi sul tipo di malattia che viene retribuita, in base alla classificazione imposta da questo sistema. Troverete anche la nostra posizione sul numero chiuso nelle facoltà delle professioni sanitarie, la nostra critica alla monetizzazione del rischio quando difendiamo la salute e sicurezza dei lavoratori, la nostra posizione critica nei confronti dei premi incentivanti, che sostituiscono gli aumenti salariali, la nostra richiesta di anticipare l’età pensionabile, rivedere requisiti ed aumentare gli importi delle pensioni, la nostra posizione sul lavoro part-time, la critica ai turni di 12 ore, la posizione storica del sindacalismo di ridurre l’orario di lavoro aumentando i salari, la richiesta di eliminare il comporto di malattia, non è colpa del lavoratore se lui si ammala e la nostra posizione sulle ferie, che dovrebbero garantire il riposo psicofisico dei lavoratori ma non è quello che succede in pratica. 

Nella parte finale del nostro documento troverete alcune proposte di lotta, le forme storiche del movimento operaio e alcune proposte attuali. 

Dopo la discussione e approvazione del documento ci sarà la pausa pranzo.

Quando torniamo dalla pausa pranzo faremo la presentazione e votazione delle mozioni presentate dai delegati, in seguito le proposte di cambiamento statutario come potete vedere nei documenti che vi abbiamo consegnati.

Il Congresso termina con l’elezione del nuovo comitato direttivo provinciale. La commissione congressuale, raccogliendo anche suggerimenti del segretario nazionale della CUB Sanità, presenterà una proposta di composizione del nuovo comitato direttivo. Vi anticipo che se si mantiene l’impostazione del comitato che abbiamo provato a fare negli ultimi mesi l’idea è fare una riunione mensile del comitato insieme alla formazione politica dei nostri delegati, per cui tutti i delegati potranno partecipare delle riunioni, ma solo quelli eletti potranno votare se ci fosse bisogno. La nostra pratica dimostra che le situazioni in cui abbiamo dovuto votare per prendere decisioni politiche importanti sono state poche negli ultimi anni. 

Dopo aver finito il congresso i componenti eletti del nuovo comitato direttivo dovranno restare ancora per un po’ per eleggere la nuova segreteria. Personalmente anticipo che, nel caso eletto come membro del nuovo comitato direttivo, farò la proposta che la nuova segreteria venga integrata da altri due segretari aggiunti al di là dei segretari eletti, senza diritto a voto, ma che per la loro capacità ed storia possono collaborare ancora di più per lo sviluppo del nostro sindacato.

Vi ringrazio per la presenza, auguro un buon lavoro congressuale a tutti noi, che possiamo affrontare con passione e serenità tutte le sfide che avremo per mantenere e conquistare ancora più diritti per noi, lavoratori.