Bandiere CUB Milano

IL PERVERSO INTRECCIO TRA CRISI SANITARIA, ECONOMICA ED AMBIENTALE: COME RIPENSARE IL NOSTRO MODO DI VITA

INTERVIENE PROF. EDUARDO MISSONI - 26/05/2021

INTRODUZIONE:

Buona sera a tutti i nostri ascoltatori e benvenuti all’ultimo appuntamento del ciclo seminariale che abbiamo deciso di intitolare, parafrasando il titolo di una canzone di Gianfranco Mainfredi, “La crisi è strutturale…”. Non per assecondare il vezzo, in voga da tempo, di richiamare vecchie canzoni nei titoli di film e romanzi ma piuttosto per affermare che la crisi, comunque la si voglia aggettivare, è una contraddizione connaturata al sistema di produzione di beni e di relazioni sociali nel quale siamo immersi.

Come di consueto, dirò due parole sui temi principali emersi nei seminari precedenti per dare modo, anche a chi non fosse riuscito a seguirli tutti, di capire il “filo rosso” che ha orientato il nostro lavoro di studio e di approfondimento teorico. Con il primo webinar, che ha avuto come ospite Joseph Halevi, abbiamo cercato di analizzare l’evoluzione degli equilibri politici internazionali, che la crisi pandemica ha ulteriormente accelerato, in relazione ai principali processi di ristrutturazione produttiva nel nostro continente e nel nostro Paese. All’interno di questo quadro, è emersa una sempre maggiore difficoltà dei capitalisti italiani ad ottenere posizioni economicamente redditizie in un mercato mondiale che si caratterizza per una competizione sempre più spinta. In questo modo, pare certificarsi quel lento e progressivo declino dell’Italia industriale (per prendere in prestito una felice espressione di Luciano Gallino) che rischia di relegare le imprese italiane in una posizione di semplici sub-fornitori di prodotti intermedi in filiere produttive trans-nazionali che mantengono le loro “teste di comando” principalmente in Germania o nei paesi del Nord-Europa. All’interno di questa riconfigurazione della struttura produttiva europea, si è inserito il tema discusso da Gabriele Pastrello nel secondo appuntamento: la recente uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea che, privando quest’ultima della seconda piazza finanziaria mondiale, ha inferto un “colpo mortale” ai progetti di costruzione di un polo finanziario ed industriale autonomo europeo. Proprio da quest’ultimo avvenimento, bisogna  partire per cogliere il senso ed il significato del piano di aiuti economici, denominato “Next Geration EU”, proposto dalle principali istituzioni europee. La necessità che ha spinto alla costituzione di questo fondo, è rintracciata, sempre da Gabriele Pastrello, nella volontà dei vertici europei di riconquistare una parte del consenso sociale perso negli anni delle politiche di austerità di marca ordo-liberale. Il terzo seminario, con il contributo di Francesco Schettino, ci ha permesso di focalizzare la nostra attenzione sui meccanismi che spiegano l’abnorme crescita, nell’ultimo quarantennio, del capitale finanziario e che sono stati rintracciati principalmente nelle crescenti difficoltà dell’accumulazione capitalistica sul terreno della produzione. Partendo da questo punto di vista, si capisce anche come mai le politiche monetarie espansive, effettuate negli ultimi anni dalla B.C.E., lungi dal rilanciare un autentico processo di crescita economica, rischiassero di ricreare le condizioni favorevoli allo scoppio di una nuova crisi finanziaria, speculare a quella del 2007-2008. A questo proposito, l’arrivo della pandemia ha “rimescolato le carte” ed ha costretto tutti i governi mondiali a varare una serie di politiche economiche di proporzioni “non convenzionali” perché sganciate dal dogma del pareggio di bilancio e dei tagli alla spesa pubblica. Un nuovo orientamento questo, che se da un lato non significa un automatico attenuarsi dell’offensiva politica del capitale contro il lavoro, dall’altro apre qualche spiraglio poiché, date le nuovi condizioni, si sta lentamente determinando un maggiore spazio di azione per le forze conflittuali come la nostra. A fronte di questa possibilità, starà poi alla nostra organizzazione sviluppare la mobilitazione tra i lavoratori e le lavoratrici perché si possano conquistare, nel nostro Paese e nel nostro continente, equilibri di forza più favorevoli alle classi subalterne.

Fatto questo breve riassunto, vengo ora a presentare il nostro relatore di oggi. Eduardo Missoni è docente di Strategie Globali e Governance della salute presso l’Università Bocconi di Milano. Egli è autore di numerose pubblicazioni, tradotte in diverse lingue, sul tema delle politiche per la salute globale. Ai fini della nostra discussione odierna non posso che rimandare al suo ultimo libro, scritto insieme a Nicoletta Dentico, dal titolo:“Geo-politica della salute: Covid-19, OMS e la sfida Pandemica”. Per completezza, devo anche dire che, il professor Missoni, è stato tra il 2004 e il 2007 Segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout.

La scelta di chiedere un suo intervento, all’interno di questo nostro secondo ciclo seminariale, nasce dalla necessità di analizzare insieme in che modo l’attuale crisi sanitaria mondiale abbia impattato non solo sulle vite delle singole persone, ma abbia sconvolto anche i sistemi sanitari di tutti i paesi del globo martoriati, negli ultimi decenni, da politiche scellerate di privatizzazione selvaggia (con l’annessa precarizzazione di quote crescenti di lavoratori occupati in questo settore). In questo modo, è diventata sempre più impellente la necessità di sottoporre a critica l’orientamento di fondo delle politiche sanitarie globali così come sono state imposte dalle principali organizzazioni sovra-nazionali. Quanto ho appena detto, si riscontra, in tutta la sua evidenza, proprio nell’immobilismo dell’OMS la cui autonomia è sempre più limitata da un meccanismo perverso di finanziamento che vede crescere unicamente i contributi offerti da fondazioni o istituti privati (in primo luogo, la fondazione Gates). Vi è, però, a questo proposito, un nesso che dobbiamo cogliere in tutta la sua portata ossia che un ripensamento delle politiche sanitarie a livello globale, che si discosti da una concezione esclusivamente biomedica della malattia, non può essere sganciato anche da una messa in discussione di un concetto di sviluppo unicamente caratterizzato in senso quantitativo. Con questo voglio dire che il diritto ad una buona salute, intesa come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, previsto dall’OMS porta con  sé la necessità di ripensare, da cima a fondo, tutta la nostra società. L’urgenza di questo ripensamento si può misurare proprio in relazione alla “crisi ambientale” che diventerà sempre più importante ed assumerà, in futuro, una dimensione sempre più incontrollabile.

Com’è consuetudine nei nostri seminari formativi, oltre a me, Fabio Scolari, a sollecitare il nostro relatore e la nostra discussione ci saranno anche Natale Alfonso, della segreteria nazionale della CUB, Rocco Lamanna della Cub Sanità Pavia e componente della Segreteria Nazionale della CUB, Moira Aloisio, della Cub Sanità Roma, e Mario Avossa, chirurgo e membro della Cub Sanità di Salerno. Detto questo, penso di aver parlato già troppo e lascio la parola al professor Missoni.