Bandiere CUB Milano

LE TRASFORMAZIONI DEL LAVORO IN ATTO E LA NUOVA COMPOSIZIONE DELLA CLASSE LAVORATRICE

INTERVIENE PROF. RICARDO ANTUNES - 26/02/2021

INTRODUZIONE:

Buongiorno a tutt*, la CUB inizia oggi con Ricardo Antunes un percorso formativo centrato sui cambiamenti del lavoro che si articolerà in diverse puntate e avrà anche altri protagonisti.

Ricardo Antunes è uno studioso a tutto campo, docente di sociologia del lavoro all’Università di Campinas e intellettuale schierato al fianco dei deboli e degli oppressi. Ha scritto molto e molto ha pubblicato, anche in Italia. Ricordo che sono disponibili in italiano questi suoi libri più recenti:

  1. Il lavoro e i suoi affermazione e negazione  del mondo del lavoro Edizioni punto rosso; 2016
  2. Addio al lavoro? le metamorfosi e la centralità del lavoro nell’era della globalizzazione Asterios; 2019
  3. Politica della caverna: la controrivoluzione di Bolsonaro – Castelvecchi –
  4. il privilegio della servitù. il nuovo proletariato dei servizi nell’era digitale – Edizioni punto rosso, 2020
  5. capitalismo virale: pandemia e trasformazione del lavoro – Castelvecchi, 2021

 

Il nostro progetto consiste nel rileggere la dinamica del rapporto tra lavoratori e capitalisti attraverso i principali mutamente intervenuti nella natura stessa del lavoro.

Riteniamo che questi cambiamenti ci possano aiutare a comprendere e contrastare l’attuale condizione di soggezione del lavoro vivo che traspare nella sua frammentazione, precarizzazione e riduzione generalizzata del valore di scambio cioè dei salari.

Molte cose sono cambiate dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Un periodo che ha registrato grandi avanzamenti per il movimento dei lavoratori. Una stagione particolare in cui la forza delle lotte operaie, concentrate nel settore industriale, e l’effervescenza dell’intera società seppero strappare importanti conquiste salariali e normative. Non è un caso che proprio a quel periodo risalga gran parte delle tutele sociali ancora vigenti nel nostro paese.

Quei diritti -lavoro stabile, casa, salute, istruzione- sono ormai da anni sottoposti ad una costante aggressione che punta a redistribuire la ricchezza socialmente prodotta a favore dei profitti, ridurre la democrazia nei luoghi di lavoro, consegnare al mercato la previdenza, la sanità e la scuola pubblica.

Riteniamo che questo sia conseguenza di una iniziativa molto determinata e continuativa da parte delle forze capitalistiche, avviata a partire dagli anni ’80 del secolo scorso in tutto il mondo. Tale iniziativa si è svolta su più fronti: culturale, politico e materiale. Ha portato alla colonizzazione di molte istituzioni formative e alla creazione di think tank volti alla propagazione dell’ideologia neoliberista, ha condotto una durissima battaglia contro le organizzazioni legate al mondo del lavoro e ha avviato una ristrutturazione produttiva di lungo periodo, su scala mondiale. Questo ha portato al ribaltamento dei rapporti di forza tra le classi e giustifica la nota affermazione di Warren Buffet: “È in corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo

Al centro di questa offensiva troviamo la contemporanea rivoluzione dell’organizzazione del lavoro e della struttura delle imprese capitalistiche, una trasformazione che si è resa possibile anche grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche, dell’automazione e del controllo elettronico dei processi. Una trasformazione che ha permesso di piegare la resistenza della classe operaia nei processi produttivi, anche espropriandola dalla conoscenza dell’intero ciclo produttivo.

 

Volendo riassumere questa trasformazione per grandi fasi, alla luce della nostra esperienza sindacale e politica possiamo dire che:

  • si è partiti con la scomposizione della fabbrica verticalmente integrata, quella che gestiva tutto dalla fornitura dei materiali alla vendita del prodotto finito. Si sono così esternalizzate molte funzioni e, per questa via, ridotta l’occupazione e le tutele. Questo ha fatto crescere la disoccupazione e fatto emergere lavori precari, atipici e meno retribuiti. In questo senso, l’adozione generalizzata di nuovi modelli organizzativi, ispirati ai principi del toyotismo, ha risposto principalmente alla doppia esigenza di disciplinare l’antagonismo operaio e di intensificare i ritmi lavorativi;
  • in una seconda fase, mentre crescevano le delocalizzazioni e si allungavano le concatenazioni produttive che vanno dalle materie prime ai mercati finali, abbiamo assistito alla crescita esponenziale di un esercito di occupati nel settore dei servizi. Un nuovo proletariato dei servizi, le cui mansioni hanno subito un processo di razionalizzazione simile a quello già sperimentato dal lavoro industriale e che si connotano per un elevato tasso di flessibilità. In questo senso, la cosiddetta “uberizzazione del lavoro” rappresenta la punta più affilata di questa tendenza;
  • in terzo luogo, è cresciuta l’occupazione femminile, che ormai costituisce una quota importante della forza-lavoro su scala planetaria, sulla quale, però, è stata scaricata una precarietà ancora maggiore attraverso l’imposizione del part-time e di trattamenti retributivi mediamente

Tre elementi che ci riportano alla frammentazione e alla precarizzazione della classe lavoratrice. Infatti precarietà e divisione sembrano assumere oggi il valore di dati costitutivi della moderna relazione di lavoro poiché è chiaro che il lavoratore polifunzionale e sempre più specializzato, rappresenta una realtà minoritaria, mentre la condizione della maggior parte dei salariati è caratterizzata da forme sempre più intense e brutali di sfruttamento.

Su questo scenario generale è andata ad impattare la nuova recessione economica prodotta dalla crisi sanitaria. Una nuova condizione nella quale però abbiamo potuto constatare che la volontà del padronato internazionale resta saldamente orientata a difesa dei propri interessi: incassare il sostegno dei rispettivi governi e delle istituzione internazionali incamerando il massimo di risorse pubbliche e scaricare tutti i costi e i mancati profitti sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici

A fronte di quanto abbiamo detto, chiediamo a Ricardo Antunes di parlarci di quali siano, a suo parere, le principali trasformazioni che ha subito la classe lavoratrice negli ultimi decenni e, soprattutto, quali linee di tendenza più recenti egli individua in merito a questi cambiamenti. Inoltre, ci farebbe molto piacere sapere come, sempre a suo modo di vedere, un sindacato possa provare a rappresentare ed organizzare le lotte della classe lavoratrice nella sua nuova struttura.

Agli altri partecipanti affidiamo il compito di interloquire in base alla propria esperienza diretta come lavoratori e come organizzatori sindacali.